Appunti - di Stefano Feltri

Appunti - di Stefano Feltri

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Ossessione Garlasco

Ossessione Garlasco

La Stagione 2 ha ancora più seguito della Stagione 1 e lo stesso schema: prima cerchiamo il colpevole, poi le prove. Soprattutto ci illudiamo che esista una verità definitiva

Avatar di Stefano Feltri
Stefano Feltri
mag 23, 2025
∙ A pagamento
18

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Ossessione Garlasco
16
3
Condividi

Il caso Garlasco intercetta un nuovo bisogno di verità: quella giudiziaria non ci basta, è parziale e dunque, per definizione, ne nasconde un’altra, più vera, definitiva. Non siamo più disposti a delegare a filosofi e teologi la ricerca della verità ultima, nell’epoca della disintermediazione siamo convinti di poterci arrivare anche noi, direttamente

Non so se anche voi state seguendo ogni giorno tutti gli sviluppi del caso Garlasco, se vi trovate alla sera a discutere con amici e familiari di test genetici, impronte digitali, alibi. Di sicuro ormai è impossibile sfuggire al flusso di notizie sulle nuove indagini intorno all’omicidio di Chiara Poggi, il 13 agosto 2007.

Osservare tutto questo porta a inevitabili domande, oltre a quella ovvia, sull’identità dell'assassino. Perché siamo così ossessionati da questa storia? E che implicazioni più generali ha?

Cercare risposte ci dice qualcosa sulla giustizia, sui media, e sull’intreccio problematico tra loro. E anche sul nostro bisogno di verità definitive, ultime, così sfuggenti in un’epoca secolarizzata.

I fatti

Però prima bisogna mettere in fila i fatti. C’è una sentenza definitiva - l’ultima è quella della Cassazione del 12 dicembre 2015 - che dice che l’assassino di Chiara Poggi è Alberto Stasi, allora fidanzato della ragazza, che ha già quasi finito di scontare la condanna a 16 anni di carcere.

In base alla tesi dell’accusa, recepita dai giudici di appello e poi di Cassazione, le cose sono andate così: la mattina del 13 agosto Stasi va a casa della fidanzata, Chiara, la uccide con un oggetto mai identificato e per ragioni mai chiarite che la sentenza rinuncia a cercare, torna a casa sua, lavora alla tesi, torna da Chiara e finge di ritrovare il corpo, allerta i soccorsi e poi depista le indagini.

Nella sentenza si parla di un delitto d’impeto, non si capisce innescato da cosa, ma anche di una reazione fredda, lucida nel depistare. Tutto si sarebbe consumato in 23 minuti, o almeno quella è l’unica finestra non esclusa sulla base delle tracce informatiche nel computer di Stasi.

Alberto Stasi poi dice e fa una serie di cose strane e non spiegate, si contraddice, non cerca di soccorrere la fidanzata che in teoria poteva essere ancora viva, non parla di una bicicletta nera di famiglia analoga a quella che una testimone avrebbe visto sul luogo del delitto, poi si scopre che la bicicletta c’è ma ha i pedali invertiti con un’altra che invece è stata sequestrata. Sui pedali della bicicletta in origine del modello nero, si trova del Dna di Chiara Poggi.

La sentenza d’appello, l’ultima di merito, stabilisce che però gli elementi che portano alla colpevolezza di Stasi sono due: l’assenza di sangue sulle scarpe, che smentirebbe l’intera ricostruzione del ritrovamento del corpo e fa pensare che prima abbia ucciso e poi cambiato scarpe, e l’assenza di altre impronte sul luogo del delitto che facciano pensare alla presenza di altri assassini.

In questo schema, Stasi uccide la fidanzata - sempre per ragioni misteriose - butta le scarpe, torna a casa, torna sul luogo del delitto come fanno gli assassini dei romanzi, non entra in casa perché sa già cos’è successo e avvisa i soccorsi, non aspetta neanche l’ambulanza, ma va dai carabinieri e inizia a costruire una versione che dovrebbe allontanare i sospetti da lui.

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Already a paid subscriber? Accedi
© 2025 Stefano Feltri
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi