Appunti - di Stefano Feltri

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O Sala o Ruffini

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Le dimissioni del direttore dell’Agenzia delle Entrate costringono Pd e alleati a scegliere che tipo di coalizione vogliono costruire contro Meloni. Più lotta agli evasori o più condoni edilizi?

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Stefano Feltri
dic 17, 2024
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O Sala o Ruffini
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Giuseppe Sala ed Ernesto Ruffini incarnano il bivio etico del centrosinistra. Ruffini rappresenta la lotta all’evasione. Sala ha appena promosso la più radicale operazione di condono urbanistico - e dunque fiscale - della storia recente

Mentre Giorgia Meloni rivendica la sua stabilità politica, sul fronte dell’opposizione pare sempre tutto immobile. E invece ci sono movimenti di placche tettoniche, lentissimi, ma irreversibili, che stanno ridisegnando l’offerta politica con l’obiettivo di costruire un'alternativa a un centrodestra dominante e per ora senza rivali.

Quello che sta succedendo intorno a Ernesto Maria Ruffini è particolarmente interessante perché costringe il mondo del Pd, i Cinque stelle e tutto il centrosinistra ad affrontare alcune questioni decisive, sempre rimosse: quali sono i valori di fondo, su quali basi si compete con la destra, cos’è una classe dirigente, come si imposta il rapporto tra i partiti costretti a riunirsi in una coalizione dalla legge elettorale.

Ruffini è stato al vertice del sistema di riscossione fiscale per nove anni: prima con Equitalia, poi con l’Agenzia delle entrate. Ha annunciato le dimissioni venerdì, con una intervista a Fiorenza Sarzanini del Corriere della Sera alla quale il giornale ha giustamente dedicato la prima pagina.

Ruffini, in sintesi, ha spiegato la decisione di dimettersi per una incompatibilità con il governo Meloni e con un centrodestra che considera la lotta all’evasione fiscale “una scelta di campo addirittura qualcosa di cui vergognarsi”.

Lo scontro con la destra meloniana era inevitabile, visto che in questi due anni il governo ha moltiplicato i provvedimenti di clemenza fiscale, tra condoni, rottamazioni e adesso concordato preventivo.

Proprio l’Agenzia di Ruffini ha mandato lettere piuttosto aggressive sollecitando l’adesione al concordato, che è una specie di condono fiscale preventivo, altrimenti il professionista rischia controlli. Questo al governo, che pure ha promosso e spinto il concordato preventivo nonostante le molte critiche, non è piaciuto.

Inoltre, da un paio di settimane, il nome di Ruffini circolava nei retroscena politici come possibile leader di un partito di centro nella coalizione di centrosinistra, o addirittura come federatore dell’area, “un nuovo Romano Prodi”, si diceva, con riferimento al ruolo del professore bolognese nel 1996 e nel 2006: candidato presidente del Consiglio senza essere espressione diretta di nessuno dei partiti della coalizione di centrosinistra.

Le tasse bellissime

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