Non è finita qui
Trump trova un accordo con la Cina sui dazi, anche se provvisorio. I mercati si riprendono, ma molti dei danni del “liberation day” sono ormai permanenti
La Dottrina del Risentimento si accompagna a un semplice set di strumenti. I dazi fungono da punizione, rivalsa e leva; l’accesso al mercato è la moneta di scambio, e la diplomazia si riduce a un’applicazione basata sulla minaccia. La credibilità si misura con la disponibilità a sopportare le sofferenze necessarie in patria
Richard Baldwin
Milano, 15 maggio, ore 18, libreria Egea
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Non è passato neanche un mese dal 2 aprile, il “liberation day” dei dazi di Donald Trump, e tutto sembra cambiato. Ma è un’impressione. Ci sono cambiamenti in superficie, e cambiamenti più profondi.
Sulla superficie, Trump si è già rimangiato quasi tutto. In profondità, il danno è fatto e irreversibile, gli Stati Uniti hanno sabotato l’ordine mondiale costruito su misura dei loro interessi e hanno generato un livello di incertezza che peserà su mercati e investimenti almeno fino a quando il presidente Repubblicano rimarrà alla Casa Bianca.
Guardiamo quindi intanto alla superficie. Dopo un vertice nel weekend in Svizzera, gli Stati Uniti e la Cina hanno annunciato una intesa commerciale che riduce i dazi tra i due Paesi. O meglio, che limita i danni causati dal “liberation day” e dalle successive vendette incrociate.
Gli Stati Uniti ridurranno le tariffe aggiuntive sui beni cinesi dal 145 per cento al 30 per cento, la Cina quelle sui beni americani dal 125 al 10 per cento. Ma è una intesa solo provvisoria, ci ha tenuto a specificare Trump.
Perché questa riduzione? Boh, non c’è una logica, come non c’era nell’escalation della guerra commerciale. “Non vogliamo danneggiare la Cina”, dice ora Trump, in piena contraddizione con il suo impianto di politica estera e commerciale di questa e della precedente amministrazione che trattavano Pechino come un nemico da contenere e azzoppare nella corsa all’egemonia.
Non si può trovare alcuna logica economica nella follia trumpiana. Il 2 aprile ha annunciato una specie di guerra commerciale contro il mondo, poi - dopo il crollo dei mercati finanziari globali che arrivavano a perdere fiducia nel dollaro come valuta di riserva - Trump ha sospeso per 90 giorni il grosso dei dazi.
Ma li ha aumentati a dismisura contro la Cina, così da trasformare una politica isolazionista in una di disaccoppiamento tra Stati Uniti e Cina.
Il negoziato più assurdo
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