Nell'abisso di TikTok
Il problema della piattaforma del momento non è la proprietà cinese, ma come combina profilazione e raccomandazione per sapere tutto di noi e risucchiare il nostro tempo e la nostra attenzione
La app non si limita a tenere conto di quali video guardiamo, è molto più sofisticata. Usa algoritmi per stabilire correlazioni tra variabili per noi irrilevanti, e ricostruire così chi siamo e cosa vogliamo in modi più accurati di quello che potrebbe fare qualunque essere umano
La politica ha scoperto TikTok da tempo, un po’ lo usa e un po’ lo teme: perché la app di video brevi è ormai il social network più in crescita e con un potere quasi ipnotico di catturare la nostra attenzione.
La Camera dei rappresentanti, negli Stati Uniti, ha deciso che TikTok è una minaccia per la sicurezza nazionale e ha approvato una legge per costringere la società che controlla TikTok, Bytedance, a vendere la app, o almeno le sue attività americane, che riguardano 170 milioni di utenti.
La legge deve ancora essere approvata dal Senato, ma ha già suscitato molte reazioni. E’ l’azione più ostile del governo degli Stati Uniti contro una piattaforma digitale, che non a caso è diretta contro l’unica piattaforma che non è a controllo americano.
Il Congresso sostiene che TikTok possa rispondere alle direttive del Partito comunista cinese e dunque essere usata contro l’interesse nazionale americano.
Ci sono molti segnali dell’influenza politica di Pechino, soprattutto sui video che toccano argomenti delicati per il regime comunista, come il massacro degli studenti in piazza Tienanmen nel 1989.
Nel 2016, però, i servizi segreti russi hanno usato Facebook - che nelle salde mani americane di Mark Zuckerberg - per lanciare campagne di comunicazione mirate per interferire nelle elezioni presidenziali e favorire Donald Trump.
Costringere Bytedance a vendere TikTok, insomma, potrebbe ridurre l’influenza diretta cinese, ma il problema principale rimarrebbe: le piattaforme digitali hanno troppo potere, non rendono conto del loro operato, e riescono a condizionare la nostra vita privata e pubblica in modi di cui spesso non siamo ben consapevoli.
Anzi, l’obbligo di cessione di TikTok potrebbe anche peggiorare la situazione: non ci sono molte aziende al mondo capaci di sborsare una cifra tra gli 80 e i 100 miliardi di dollari per acquisire il controllo della piattaforma, quasi tutti quelli con i soldi necessari sono grandi gruppi del digitale che già concentrano molto potere e molti dati degli utenti.
Un TikTok nelle mani di Google o di Facebook o di Microsoft non sarebbe meno inquietante di un TikTok cinese.
Perché il problema è il meccanismo di funzionamento di TikTok, molto più che la proprietà della maggioranza azionaria.
Cosa abbiamo scoperto
L’Autorità Antitrust italiana ha indagato su TikTok partendo da uno spunto all’apparenza minore, quello dei video che insegnano come procurarsi la cosiddetta “cicatrice francese”, cioè a stringere così forte la pelle del viso fino a far emergere un doloroso segno rosso.
L’Antitrust ha concluso che la gestione di Tik Tok di quei video non tutela i minorenni, specie quelli più fragili, che potrebbero essere indotti all’autolesionismo o ad altri comportamenti problematici.
Nell’ambito di questa indagine, l’Antitrust ha ricostruito nel dettaglio come funziona TikTok. E così noi, forse per la prima volta, possiamo guardare dentro all’algoritmo.
Chi usa TikTok sa che l’opzione proposta dalla piattaforma per guardare video è quella del “Per te”, cioè video selezionati dall’algoritmo che potrebbero interessarci. Soltanto come alternativa ci sono i “seguiti”, cioè quelli prodotti da account che noi abbiamo espressamente scelto di seguire.
Quello che molti utenti non sanno è che TikTok lavora su due fronti: quello della profilazione e quello della raccomandazione. In base ai video che guardiamo riesce a capire chi siamo e a ricostruire informazioni che noi non abbiamo condiviso con la piattaforma.
Lo dice anche TikTok in modo esplicito nei documenti per gli utenti che nessuno legge:
“Deduciamo le vostre generalità (quali la fascia d’età e il genere) e gli interessi sulla base delle informazioni di cui disponiamo riguardo a voi. Utilizziamo tali informazioni dedotte, ad esempio, per mantenere la Piattaforma sicura, per moderare i contenuti e, ove consentito, per mostrare annunci personalizzati basati sugli interessi dell’utente”.
Questo significa che TikTok è in grado di sapere cose su di noi che mai avremmo voluto comunicargli: può intuire se una donna è incinta, se ha appena partorito, se l’utente ha subito un lutto, se si è single o in coppia, se ha perso il lavoro o ha avuto un aumento e ha più soldi in tasca.
La app non si limita a tenere conto di quali video guardiamo, è molto più sofisticata. Usa algoritmi per stabilire correlazioni tra variabili per noi irrilevanti, e ricostruire così chi siamo e cosa vogliamo in modi più accurati di quello che potrebbe fare qualunque essere umano.
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