Menzogna di Stato
Il ministro della Giustizia Nordio mente davanti al Parlamento sulla gestione del torturatore libico Almasri. La sua versione e quella di Piantedosi sono piene di assurdità
Dall’informativa di Nordio e da quella di Matteo Piantedosi apprendiamo anche che l’intera linea difensiva della prima ora del governo è diventata insostenibile
Non c’è un modo più delicato per dirlo: il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha mentito al Parlamento nell’informativa tanto attesa sulla gestione del rimpatrio del torturatore libico Osama Najeem Almasri, scarcerato anche se inseguito dalla Corte penale internazionale, e riportato in Libia con un volo di Stato il 21 gennaio scorso.
Nordio è indagato dalla Procura di Roma per quei fatti, dunque mentire è un suo diritto, che poi sia politicamente accettabile è un altro discorso.
Il problema delle bugie di Nordio è che sono evidenti negli stessi documenti che cita al Parlamento. E che si stratificano sulle bugie precedenti
.
Il falso problema
Il principale argomento di Nordio è il seguente: c’era un errore grave nella prima versione del mandato della Corte penale internazionale contro Almasri e quindi il governo italiano, anzi il ministero della Giustizia, non poteva confermare quell’arresto alla Corte d’appello di Roma.
Nordio sostiene che nella prima versione del mandato d’arresto della Corte, quella trasmessa a Roma il 20 gennaio, Almasri è accusato di atroci delitti commessi in quanto responsabile della prigione di Mitiga, vicino Tripoli.
Ma in due parti diverse del provvedimento la Corte indica prima che questi delitti sono stati commessi tra 15 febbraio 2015 e il 2 ottobre 2024, mentre nelle conclusioni il tempo del reato continuato è diverso, cioè tra 15 febbraio 2011 e 2 ottobre 2024.
Nordio parla di “incertezza assoluta” sui delitti commessi. E poi, quasi con un colpo di scena, presenta l’argomento per lui definitivo: il 28 gennaio la Corte penale internazionale si è riunita e ha corretto il mandato di arresto, riconoscendo i suoi errori.
Inoltre, Nordio aggiunge quasi come se fosse un elemento ridondante, in quella versione rivista del mandato d’arresto è contenuta l’opinione dissenziente di una giudice che contesta la scelta della Corte di chiedere l’arresto di Almasri e dunque conferma che il governo italiano aveva ragione a opporsi al fermo del torturatore libico.
Ora, l’argomento di Nordio ha un problema di logica interna evidente.
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