L'orologio rotto di Conte
Gli scandali nel Pd spingono il leader del Movimento Cinque stelle a prendere le distanze e certificano che Elly Schlein non è riuscita a cambiare il partito. Perché il Pd non può cambiare
Come il noto orologio rotto che due volte al giorno segna l’ora esatta suo malgrado, anche il leader del Movimento Cinque stelle ogni tanto dice e fa cose oggettivamente non contestabili.
Come rifiutare le primarie con il Pd a Bari, dopo che due inchieste diverse - e perfino le ammissioni del sindaco della città Antonio Decaro - hanno certificato che lì il Partito democratico ha imbarcato personaggi e pratiche piuttosto discutibili, quando non criminali.
All’interno della coalizione di centrodestra la competizione è su questioni di posizionamento tattico - se fare gli auguri o meno a Vladimir Putin dopo elezioni senza sfidanti - o di provvedimenti clientelari, al confine col voto di scambio (il condono edilizio pre-elettorale promesso da Matteo Salvini).
Nel campo largo del centrosinistra la sfida è sull’integrità delle classi dirigenti, sulle persone più che sulle politiche.
E’ un effetto collaterale della segreteria di Elly Schlein che ha abbracciato politiche sociali prima lasciate al Movimento Cinque stelle e ha dato segnali di incrinare il saldo posizionamento occidentale in politica estera con l’idea di candidature “pacifiste” alle elezioni europee (Marco Tarquinio).
Cosa resta a Conte per differenziarsi dal Pd in vista di un voto con legge proporzionale, a giugno? Soltanto la cosiddetta questione morale, che una volta i Cinque stelle riassumevano nello slogan “onestà, onestà”.
In realtà, nella famosa intervista a Enrico Berlinguer che quasi tutti citano senza aver letto, nel 1981 il segretario del Pci parlava a Eugenio Scalfari di una diversità nel modo di fare politica, non nella fedina penale:
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