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Liliana Segre si sbaglia sulla definizione di genocidio

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In un libro intervista la senatrice a vita attacca il governo di Netanyahu ma precisa che a Gaza non c’è un genocidio. Però la sua definizione è scorretta

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Maurizio Mascitti
giu 03, 2025
∙ A pagamento
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Liliana Segre si sbaglia sulla definizione di genocidio
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La senatrice, pur parlando in ambito politico e pubblico, sembra quasi seguire un criterio di tipicità del reato. Se è così, allora l’unico termine di confronto per Segre è la definizione di genocidio adottata a livello internazionale, e cioè quella della Convenzione. Questa definizione però le dà torto

Maurizio Mascitti

Da inizio maggio è disponibile un libro-intervista a Liliana Segre chiamato Non posso e non voglio tacere (Solferino).

Si tratta di un piccolo opuscolo che raccoglie gli articoli e i discorsi pubblici più recenti della senatrice a vita su temi di attualità, come la guerra in Ucraina, le ultime vicende della politica italiana e persino l’intelligenza artificiale.

Le prime pagine del libro, però, contengono un’intervista inedita molto interessante che Segre ha rilasciato alla giornalista Alessia Rastelli del Corriere della Sera. Sono due gli elementi dell’intervista che non passano inosservati. Il primo è la presa di posizione netta, lapidaria sulle politiche del premier israeliano, Benjamin Netanyahu:

Sento anche una profonda repulsione verso il governo di Benjamin Netanyahu e verso la destra estremista, iper-nazionalista e con componenti fastistoidi e razziste al potere oggi in Israele. [...] la guerra a Gaza ha avuto connotati di ferocia inaccettabili e non è stata condotta secondo i principi umanitari e di rispetto del diritto internazionale che dovrebbero guidare Israele. (p. 13)

L’altro dettaglio compare subito dopo la condanna del governo di Israele, quando Rastelli ricorda alla senatrice di aver sostenuto che non è corretto parlare di genocidio a proposito delle azioni di Israele a Gaza in reazione al progrom del 7 ottobre 2023. In risposta, Liliana Segre ribadisce la sua posizione:

[...] Israele è andato ben oltre i limiti del diritto di difesa, facendo stragi di civili e distruzioni immani. Tuttavia, questo non ha a che vedere con la nozione di genocidio. Quest’ultima è applicabile quando l’uccisione dei civili è fine a sé stessa, quando cioè sia stata pianificata con lo scopo specifico di cancellare una popolazione, senza il rapporto funzionale con una guerra. (p. 13)

Segre continua dicendo che il termine “genocidio” sarebbe ormai una parola malata, usata sempre più a sproposito per infamare Israele e il popolo ebraico con la scusa della crisi umanitaria a Gaza.

In effetti Rastelli ricorda bene: lo scorso novembre Liliana Segre si era già espressa con parole analoghe, sul Corriere della Sera. L’argomento della senatrice, con qualche sfumatura, era molto simile: quello che sta avvenendo a Gaza non è un genocidio perché non ricorrerebbero i due caratteri definitori del genocidio.

Il primo è “la pianificazione dell’eliminazione, almeno nelle intenzioni completa, dell’etnia o del gruppo sociale oggetto della campagna genocidaria”. Cioè ci deve essere, stando alle parole di Segre, la volontà di sterminare per intero un popolo, e un piano calcolato per farlo.

Il secondo carattere è “l’assenza di un rapporto funzionale con una guerra”: il genocidio e la guerra sono due entità separate, e il primo non viene perpretato allo scopo di condurre la seconda (o viceversa).

Ne segue che a Gaza non è in corso un genocidio, perché non ricorre nessuno dei due elementi che definiscono il genocidio; sostenre il contrario sarebbe una bestemmia. Ma c’è un problema: Liliana Segre si sbaglia sulla definizione di genocidio.

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Maurizio Mascitti
Sono dottorando in filosofia all’università Vita-Salute San Raffaele. Mi occupo di fake news e disinformazione. Coltivo la passione per la scrittura collaborando con testate e blog, tra cui Corriere della Sera e Valigia Blu
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