Libertà e responsabilità
Il potere per Angela Merkel è soltanto una sequenza di azioni da eseguire nel giusto ordine e investendo su ciascuna la quantità ottimale di energia. I risultati sono quasi secondari
Oggi viviamo tutti nel mondo costruito da Angela Merkel. Che è il risultato di un metodo di governo che è diventato il metodo europeo, per qualche anno imitato e ammirato da tutti. Ma quel metodo consisteva nel rinviare i problemi fino a farli diventare ingestibili
L’autobiografia di Angela Merkel è arrivata nelle librerie nel momento perfetto, o peggiore, a seconda dei punti di vista: quando i suoi contenuti erano pronti a diventare un oggetto politico incandescente, complicati da maneggiare per tutti, non soltanto in Germania.
Le oltre 700 pagine del libro Libertà, edito in Italia da Rizzoli, sono molte cose: un diario, un saggio su come funziona la politica, un memoir personale.
Ma sono anche una giustificazione delle scelte che ci hanno portato, a noi tutti europei, non solo i tedeschi, dove siamo, cioè al centro di un continente in guerra e in balia degli umori del rieletto presidente Donald Trump per quanto riguarda la nostra stessa sicurezza.
Già molti recensori - come Timothy Garton Ash su Repubblica - hanno notato l’assoluta mancanza di ogni autocritica per quanto riguarda le azioni di Angela Merkel nei passaggi più delicati. Pensare di non aver sbagliato niente o quasi in sedici anni al potere, dal 2005 al 2021, è già indicativo di un certo modo di pensare.
Non tanto di un eccesso di presunzione, quanto di una riduzione della politica a un lavoro come tanti altri: c’è un metodo, ci sono delle circostanze, si adatta il metodo alle circostanze.
C’è una parte formidabile del libro nella quale Angela Merkel e la sua coautrice che la aiuta, Beate Baumann, escono a passeggiare su una spiaggia e discutono delle routine che il potere comporta: i meeting con i collaboratori, le conferenze obbligate, gli appuntamenti che si ripetono ogni due-tre anni, le incombenze spiacevoli e la flessibilità che ogni crisi comporta.
Da quella conversazione risultano una decina di pagine con una sorta di “alfabeto del potere”, in tedesco ovviamente, che va dal briefing del mattino alle 7.45 con lo staff al trucco e parrucco perché la cancelliera “rappresenta il Paese ‘dentro e fuori’”.
Ecco, il potere per Angela Merkel è questo, è una sequenza di azioni da eseguire nel giusto ordine e investendo su ciascuna la quantità ottimale di energia.
Ma questo approccio può generare anche conseguenze molto diverse da quelle che si aspetta chi lo applichi con teutonico zelo.
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