L'Europa impossibile di Mario Draghi
L'ex presidente della Bce ha presentato il suo rapporto sul futuro dell'Unione europea. Anche se si trovassero gli 800 miliardi all'anno per sfuggire alla "lenta agonia", qualcosa non torna
L’approccio di Draghi non è soltanto riassumibile negli 800 miliardi. C’è una visione complessiva, non di rassegnazione ma certo di pessimismo
Dopo molta attesa, finalmente Mario Draghi ha presentato il suo rapporto sul futuro della competitività dell’Unione europea, assieme alla committente Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea che un anno fa gli aveva affidato l’incarico.
Nelle 328 pagine del report - e nella più accessibile sintesi da 70 - Draghi traccia le coordinate per una Europa impossibile.
Attenzione, non perché si tratti di un progetto troppo ambizioso, ma perché l’Unione versione Draghi vuole fare molte cose assieme, che però si escludono un po’ tra loro.
Attirare investimenti stranieri e costruire alleanze, ma anche attuare un protezionismo selettivo per proteggere i settori strategici, integrarsi di più ma anche di meno, riducendo il peso regolatorio là dove è ridondante, costruire una transizione ecologica rapida e decisa ma anche usarla per favorire la crescita, non per limitarla, difendere il mercato unico e la concorrenza ma anche favorire le fusioni e le acquisizioni là dove servono imprese più grandi.
Come si fa a fare tutto e il suo contrario?
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