L'eredità di Joe Biden
In attesa del nuovo presidente, è tempo di bilanci per quello in carica che ha salvato l'economia americana, sfidato Big Tech e provato a esportare la democrazia senza nuove guerre.
La storia sarà sicuramente più clemente con Biden di quanto non lo siano stati gli elettori e gli altri esponenti del partito Democratico in questo tormentato anno elettorale
Comunque vada a finire, con il voto di questo infinito martedì 5 novembre si chiude l’era di Joe Biden. Certo, il presidente Democratico resterà in carica ancora qualche mese, fino all’insediamento del successore a gennaio, ma la priorità dell’amministrazione sarà quella di gestire una transizione difficile.
Un passaggio di consegne all’erede, nel caso prevalga Kamala Harris, o al nemico che ritorna per la vendetta, se preverrà Donald Trump.
Nell’attesa dei risultati, dunque, questo è un buon momento per fare un bilancio della presidenza Biden senza che la valutazione sia condizionata dall’esito del voto.
Biden rischia di rimanere nella storia per quel dibattito del 27 giugno contro Trump, per quelle frasi sconnesse, per quella fragilità fisica e forse mentale impossibile da nascondere in diretta televisiva ma che la Casa Bianca era riuscita a mascherare per mesi, forse per anni.
In realtà le condizioni psicofisiche di Biden sono sempre state incerte: già nei dibattiti per le primarie del 2020 l’anziano Joe incespicava nelle parole e nei gradini, una volta nominato come candidato presidente ha condotto il grosso della campagna elettorale da casa sua, come gli ha contestato più volte Donald Trump.
Ma quelli erano gli anni della pandemia e della politica fatta via Zoom, dunque certe fragilità si riuscivano a coprire o compensare.
Ridurre la presidenza Biden alla cartella clinica del presidente sarebbe però ingiusto. Così come sarebbe ingiusto pensare che Biden rimarrà nella storia soltanto per aver abbandonato la campagna elettorale a tre mesi dal voto, il 21 di luglio.
Anzi, in un solo mandato Biden può vantare molti più successi del suo predecessore, Barack Obama, anche se ha ereditato un’America devastata dalla pandemia e sopravvissuta a stento al tentato colpo di Stato dei trumpiani il 6 gennaio 2021.
Di nuovo in gioco
In un saggio di bilancio su Foreign Affairs, il segretario di Stato dell’amministrazione Biden, Antony Blinken, ha scritto che il primo sforzo è stato quello di riportare l’America “back in the game”, di nuovo in gioco, dopo che quattro anni di Trump l’avevano resa un partner imprevedibile, inaffidabile, pericoloso.
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