Le prime sconfitte di Trump

Dalla rinuncia a licenziare il capo della Federal Reserve alle multe europee ad Apple e Facebook, fino al disimpegno di Musk: a volte la realtà prevale sulla propaganda

Trump ha dimostrato di poter piegare alla sua volontà la politica, il consenso e persino la legge negli Stati Uniti. L’economia è molto meno malleabile. E presto o tardi se ne accorgeranno anche i suoi elettori

Ci voleva la morte di Papa Francesco per farci dimenticare per qualche giorno Donald Trump. Ma lui non ha smesso di fare cose che richiedono di essere commentate, discusse, capite. Il presidente degli Stati Uniti ha la capacità di imporsi sempre e comunque sul ciclo delle notizie: anche il suo annuncio della morte del pontefice, su un balcone della Casa Bianca con accanto la first lady Melania e un gigantesco coniglio pasquale, è diventata parte inevitabile della narrazione della morte di Francesco.

Comunque, quello che è successo in questi giorni mentre noi guardavamo al Vaticano è molto rilevante perché dobbiamo registrare le prime, serie, sconfitte di Trump, che all’improvviso rendono questo secondo mandato un po’ più simile al primo, caratterizzato più dal dilettantismo che dall’efficienza nel perseguire la svolta autoritaria.

La prima sconfitta riguarda il rapporto con i mercati finanziari, che sono l’unica forza - assieme agli ammaccati tribunali americani - capace di imbrigliare il presidente. Trump ha lanciato una serie di attacchi al presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, venerdì ha detto che la fine del suo mandato non sarebbe mai arrivata abbasanza presto.

Nel weekend si sono diffusi retroscena sui giuristi trumpiani al lavoro per trovare un qualche appiglio per licenziare il banchiere centrale prima della fine del suo mandato, a maggio 2026.

Quando Trump ha ribadito le sue intenzioni di cacciare Powell, i mercati sono crollati di nuovo, non come dopo l’annuncio dei dazi ma quasi.