Le origini del totalitarismo
Giorgia Meloni dice che il fondatore di X è solo un ricco signore che esprime opinioni, ma rispetta la sovranità dei Paesi, a differenza di George Soros
Mentre Meloni dice che Musk non interferisce con la politica di altri Paesi, il Financial Time rivela il piano del miliardario per rovesciare il governo inglese e sostenere con 100 milioni il partito di destra Reform
Giorgia Meloni ha tenuto la sua conferenza stampa annuale con l’ordine dei giornalisti e ha quasi sempre usato quel tono determinato ma istituzionale che sembra portarle tanto consenso.
Il fatto di incontrare la stampa all’indomani del suo maggiore successo diplomatico personale, la liberazione della giornalista Cecilia Sala dalle carceri dell’Iran, ha sicuramente aiutato la premier a presentarsi sicura, vincente.
C’è stato solo un momento nella conferenza stampa durante il quale la presidente Meloni è tornata quella dei tempi dell’urlo “Io sono Giorgia” nelle piazze, una leader di estrema destra allineata con partiti e soggetti dalle dubbie credenziali democratiche.
E’ stato quando ha parlato di Elon Musk, in risposta alla domanda di Alessandra Sardoni di La7.
In sintesi, Meloni ha detto che le esternazioni di Elon Musk su X, la piattaforma un tempo nota come Twitter, sono soltanto le opinioni espresse da un ricco signore e vengono criticate perché sono ora a sostegno delle destre e in particolare di Donald Trump e dei Repubblicani negli Stati Uniti.
Di ricchi personaggi che usano i media per influenzare i dibattiti è piena la storia, sostiene la premier.
Musk, ha detto Meloni, non è un pericolo per la democrazia e non è responsabile di ingerenze nella politica di altri Paesi, a differenza di George Soros, ha sostenuto la premier.
Ora, George Soros è un’antica ossessione di Giorgia Meloni e di molte destre estreme, per due ragioni: il finanziere 94enne, da anni diventato filantropo, usa la sua immensa ricchezza accumulata con fortunate speculazioni per difendere valori liberali e progressisti, sostenendo think tank, fondazioni, giornali e anche politici.
Dunque Soros è un avversario culturale della destra, certo, ma è anche di origine ebraica e in una certa bolla mediatica attaccare Soros significa richiamare le teorie del complotto, quelle dei protocolli dei Savi anziani di Sion che dominano il mondo con la finanza, le peggiori intersezioni tra antisemitismo e nazionalismo che da tempo innervano la propaganda di Paesi sempre meno democratici - come la Russia, l’Ungheria o la Georgia - che cominciano la svolta verso l’autocrazia proprio con campagne anti-Soros.
Prima la Russia, poi l’Ungheria e ora la Georgia hanno cercato di silenziare le voci critiche con il potere con leggi motivate dalla necessità di ridurre l’influenza di attori stranieri, leggi chiamate appunto anti-Soros.
Anche a Giorgia Meloni è stato spesso rimproverato di aver usato un chiaro riferimento antisemita con un suo tweet del 2019 nel quale chiama Soros “usuraio”, un’accusa tipica della propaganta antisemita.
Per una questione di tempismo, mentre Giorgia Meloni argomentava che Soros è peggio di Elon Musk, visto che il proprietario di X non si intromette nella politica di altri Paesi, il Financial Times apriva il sito sui piani di Elon Musk per rovesciare il premier laburista britannico Keir Starmer prima della fine del suo mandato.
La natura del potere di Musk
Ma prima di parlare delle ossessioni britanniche di Musk, vediamo di ragionare su qual è il potere di Musk. Che non è soltanto un editore, ma molto di più.
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