Le dighe sono crollate
Il nuovo leader dei Républicains francesi che Macron ha voluto come ministro dell’Interno lancia la crociata contro i musulmani. Come farebbe Marine Le Pen
Attaccare gli immigrati e prendere misure sempre più severe contro le loro tradizioni, usi e costumi, non può che trasformare, sul lungo periodo, popolazioni potenzialmente felici di aver trovato un rifugio contro la fame, la guerra e le persecuzioni in potenziali nemici
Manlio Graziano
Due giorni dopo essere stato eletto nuovo capo dei Républicains, il ministro degli Interni Francese, Bruno Retailleau ha lanciato l’ennesima campagna contro i musulmani del suo Paese.
Per la cronaca, i Républicains sono il partito che una volta si definiva gollista, scivolato sempre più a destra dopo l’ingresso in politica di Emmanuel Macron.
Questo partitino (ormai) ha ottenuto alle ultime elezioni un poco lusinghiero 6,8 per cento al primo turno (e perso circa 700.000 voti al secondo); il suoi leader di allora, Éric Ciotti, aveva d’altronde deciso di passare armi e bagagli al Rassemblement national (RN), il partito di Marine Le Pen.
Una delle figure storiche del gollismo, il ministro degli Esteri di Jacques Chirac all’epoca della guerra del Golfo del 2003, Dominique de Villepin, ha affermato di non riuscire a vedere la differenza tra Retailleau e il RN: “Tutte le dighe sono crollate”, ha detto de Villepin.
E forse è proprio per questo che Macron lo ha voluto come ministro degli Interni; ed è forse proprio per questo che i membri del suo partito lo hanno scelto come loro leader (così come avevano eletto loro leader Ciotti, all’epoca il più a destra di tutti).
La crociata
La nuova trovata del duo Macron-Retailleau è un’offensiva contro i Fratelli musulmani in Francia, i quali, attraverso una sorta di «entrismo» nelle istituzioni, avrebbero lo scopo di «far precipitare tutta la società francese nella sharia» (parole del rapporto del ministero degli Interni).
Lasciamo da parte il fatto che, come riferisce quello stesso rapporto, i Fratelli musulmani (un’organizzazione politico-religiosa fondata quasi cento anni fa da alcuni intellettuali egiziani) rappresentano solo il 7 per cento dei 2.800 luoghi di culto islamici in Francia.
Lasciamo anche da parte il fatto che nessuno sa che cosa sia la sharia, per la semplice ragione che ognuno ne ha un’idea diversa. Lasciamo infine da parte il fatto che, anche se lo volesse, quella minoranza nella minoranza avrebbe enormi difficoltà a imporre la sua versione della sharia (sempre che ne abbia una) agli altri musulmani, e ancor meno alla maggioranza dei francesi.
Quello che resta è, semplicemente, l’ennesima misura volta a dimostrare ai musulmani francesi che loro, in quanto musulmani, meritano un trattamento separato dal resto della popolazione, che è sempre un trattamento più coercitivo rispetto al resto della popolazione.
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