L’altra destra
Giorgia Meloni ha invitato ad Atreju il presidente argentino che tutti celebrano, Javier Milei. Che però ha idee e pratiche ultraliberiste, molto diverse da quelle dei sovranisti nazionalisti
L'aggiustamento perseguito da Milei nell'ultimo anno è andato necessariamente in direzione opposta a quanto facevano i governi peronisti, il cui unico obiettivo era quello di sostenere i consumi ad ogni costo, ad esempio attraverso controlli dei prezzi, controlli valutari, sussidi a energia e trasporti, l'immancabile stampa di moneta per finanziare i deficit
Mario Seminerio
Fino qualche settimana fa, diciamo fino al 5 novembre data delle elezioni presidenziali americane vinte da Donald Trump, sembrava che ci fosse soltanto un modello di destra vincente: quello nazionalista-sovranista-isolazionista che si fonda su una chiara agenda ideologica sostenuta da politica industriale e barriere doganali, che vuole proteggere il proprio elettorato di riferimento anche con generose iniezioni di spesa pubblica, senza spreacare risorse per migranti o altre minoranze.
Le celebrazioni per il primo anno di governo del presidente argentino Javier Milei, però, stanno facendo emergere un modello alternativo, addirittura un modello più competitivo perché in una stagione di ritorno delle ideologie, vince chi ha quella più massimalista e strutturata.
E Milei è molto ideologico e molto massimalista, il suo messaggio è semplice, e rimanda agli anni Ottanta di Ronald Reagan: lo Stato è il problema, il mercato la soluzione.
La cosa che può stupire è che Giorgia Meloni individui in Milei una fonte di ispirazione, se non un modello almeno uno spirito affine.
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