La vera egemonia culturale
Dagospia compie 25 anni e bisogna arrendersi all’evidenza: il suo modo di raccontare l’Italia e soprattutto il potere ha prevalso. Anche per le (tante) colpe dei giornali
Se tutta Italia, o almeno tutta l’Italia del potere è diventata una grande home page di Dagospia che guarda a D’Agostino come una volta guardava a Eugenio Scalfari, come farà Dagospia a fare Dagospia nei prossimi 25 anni?
Ho sempre odiato Dagospia, e l’ho sempre letto. E adesso che celebra i suoi 25 anni di esistenza è ora di farne un bilancio onesto: ha vinto lui, Roberto D’Agostino, ha imposto la sua egemonia culturale e giornalistica in Italia, e persino oltre.
Dagospia ha contribuito a distruggere il modello di business dei grandi giornali sedicenti autorevoli, ma ha anche rivelato i loro limiti più profondi, strutturali, e alla fine ha sottratto loro anche l’autorevolezza. E se lo meritano, nel senso che D’Agostino si merita di aver conquistato quella forse inattesa autorevolezza che ha ora e i giornali si meritano di averla persa.
Può sembrare una discussione di nicchia, di categoria, ma l’impatto di Dagospia va ben oltre il ristretto e decadente mondo dei giornalisti, dunque credo abbia un qualche interesse per tutti.
Cos’è Dagospia (davvero)
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