La solitudine della destra
Il programma della festa di Fratelli d'Italia indica una salda presa sul potere ma nessuna capacità di andare oltre i confini - ristretti - di una compagine di reduci
La destra è riuscita a conquistare molte poltrone grazie allo spoil system, ma non è uscita dalla sua condizione minoritaria: il programma di Atreju lo dimostra
Buongiorno,
stanno per succedere molte cose a livello europeo, con il Consiglio che dovrebbe pronunciarsi sull’allargamento (anche all’Ucraina) e forse trovare un accordo sulla riforma del nuovo Patto di stabilità e crescita.
Nell’attesa, però, vorrei tornare su questioni più italiane, come mi ha chiesto un lettore che chiede più analisi per capire la politica, visto che ci legge da lontano e sui grandi temi globali già ha molti spunti.
In questi giorni c’è Atreju, la “festa” di Fratelli d’Italia, da tenere d’occhio perché come tutte le feste di partiti di governo già la scelta degli ospiti è una dichiarazione di intenti.
Se riesco ci faccio anche un salto, ma già l’analisi del programma dice molto di Giorgia Meloni al potere. Di quello che vorrebbe essere, di quello che è.
Come tutte le feste di partito, anche questa - che si apre domani - è a suo modo un documento politico.
A Roma, a Castel Sant’Angelo, slogan “Bentornato orgoglio italiano”, che non si sa bene dove era finito (il sottinteso è che fino al governo di Mario Draghi ci si vergognasse di essere italiani? E chi esattamente? I partecipanti o gli altri che votavano partiti diversi da Fratelli d’Italia).
Sul manifesto c’è una donna bionda con la mano sul cuore, si immagina sia Giorgia Meloni.
Ogni dibattito, ogni panel, meriterebbe un'analisi, perché dice molto, quasi tutto, di quello che bisogna sapere della cultura di governo di questa destra.
Ci sono molti eletti e ministri, ci sono i giornalisti di area, ci sono gli intellettuali usati per espugnare le presunte fortezze dell’egemonia culturale di sinistra, poi c’è una quota di esterni (giornalisti non schierati, politici di centrosinistra) che evitano l’effetto ottico dell’emarginazione completa dopo la rinuncia dei leader avversari - in particolare Elly Schlein, segretaria del Pd - a partecipare.
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