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La settimana di Revolution

Vi siete persi qualche episodio? Ecco tutte le puntate della settimana della trasmissione per Radio3 e le migliori analisi della settimana su dazi e dintorni

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Stefano Feltri
apr 05, 2025
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Revolution è in onda dal lunedì al venerdì alle 19.45 su Radio3 e poi disponibile sulle piattaforme RaiPlay Sound e Radio3

La condanna di Marine Le Pen

Con Gloria Origgi

Di fronte ai femminicidi

Con Anna Menale

Il ritorno del protezionismo

Come reagire ai dazi di Trump

Con Giorgio Presidente

Tutti pacifisti?

Con Ginevra Lamberti

La mail di una ascoltatrice

Egr. Dott. Stefano Feltri, ascolto spesso Revolution, talvolta concordando, talaltra dissentendo. La puntata di ieri sera mi è parsa particolarmente infelice, aspettandomi il meglio da Lei. Trumpiano e/o putiano di Conte, se lo avesse ascoltato senza pregiudizi (cosa che riesce a pochi purtroppo), non lo potrebbe proprio dire.

E quanto al Pacifismo che professa, pure questo, se ben ascoltato e compreso, non potrebbe definirlo ingenuo.

È al contrario articolato al punto che finalmente potrebbe spingere l'Europa a realizzare se stessa anziché il "topolino partorito dall'elefante" che è.

Appassionante quanto difficile, ma con gente che non se ne fa carico, non ci crede, non si impegna, come i nostri governanti nazionali ed europei e giornalisti come lei (e sono schiere intere!), ebbene, resterà una chimera che la guerra che fomentano e fomentate finirà per distruggere...

Esattamente quel "toccare il fondo" con cui Lei conclude, affinché poi si possa risalire...

Quanto a Jeffrey Sachs, credo che il sarcasmo con cui lo liquida brevemente sia totalmente inopportuno. Temo quasi sia invidia per i notevoli titoli e raggiungimenti.

Sappia che tra i partecipanti vi sarà pure il grande Prof. Alessandro Barbero. Ha intenzione di sminuirne la figura?

Sperando e augurandomi ascolti i Suoi "avversari" con maggiore attenzione, porgo distinti saluti.

Daniela Pellizzaro

Gentile Daniela,

le rispondo volentieri. Io distinguo due forme di pacifismo, se guardiamo a quello che scende in piazza. Diciamo da un lato quello di padre Alex Zanotelli, dall’altro quello di Giuseppe Conte.

Zanotelli, come a suo tempo Gino Strada, è persona che ha dedicato la sua vita agli ultimi, in Africa come in Italia, per diffondere una cultura di pace. In un tempo nel quale torna la violenza, testimonia il valore della vita, della compassione, della fraternità. La sua è una nobile e rispettabile scelta di vita e di azione politica.

Nessuno chiede a Zanotelli di immaginare una politica di deterrenza, di stabilire se e come l’Unione europea deve reagire alle sfide geopolitiche. Zanotelli ribadisce un principio, non suggerisce quale genere di compromessi è opportuno fare.

Diverso il caso di Conte, e del pacifismo putiniano. Conte è un leader politico ed è stato presidente del Consiglio. Il suo compito e la sua proposta è quello di aggregare principi diversi in una sintesi, in una proposta di azione.

La proposta di Conte, e la “piattaforma” di questa manifestazione e del pacifismo putiniano è adottare la prospettiva di Vladimir Putin sul conflitto: le colpe sono della Nato e dell’Occidente, gli ucraini sono nazionalisti, anti-democratici, Volodymir Zelensky è un pazzo guerrafondaio, l’Unione europea è in mano alle lobby militari, la Russia è stata provocata.

Secondo Conte e il suo mondo di riferimento, il nuovo assetto di sicurezza europeo passa, sostanzialmente, per la resa: neutralità dell’Ucraina, sacrificio (umano) degli ucraini nelle regioni occupate, rinuncia a ogni forma di difesa autonoma, in pratica la proposta “pacifista” di Conte è affidare la nostra sicurezza - dunque in ultima analisi le nostre prospettive di sopravvivenza - alla benevolenza di un dittatore (Vladimir Putin) e di un aspirante tale (Donald Trump).

Per questa proposta politica io non soltanto non ho alcun rispetto, ma la considero pericolosa, molto pericolosa.

Anche perché le sue premesse affondano nella propaganda russa, in una visione distorta e selettiva degli eventi propagandata da persone con un curriculum autorevole come Jeffrey Sachs e anche Alessandro Barbero, per questo così utili a chi deve sostenere tesi che muovono da qualche visione del mondo preconcetta e in cerca di conferme.

Io vedo molte analisi dei rischi e degli scenari, anche dei rischi di escalation e degli scenari peggiori, da parte degli esperti che lei considererebbe “guerrafondai”, mentre vedo una demagogica semplificazione della complessità da parte dei “pacifisti” che dicono “Non spendiamo in armi, fermiamo il piano europeo, basta aiuti all’ucraina” ma non rispondono mai alla domanda “e poi che succede?”.

Io trovo pienamente comprensibile - perfino sana - la paura della guerra, la paralisi di fronte alla prospettiva della violenza.

Ma l’approccio proposto da Conte equivale a quello di chi, per comprensibili paure di potersi un giorno ammalare di tumore, chieda di disinvestire dalle apparecchiature per le TAC e da radioterapia e chemioterapia.

E’ pieno di personaggi che contro la “cultura della morte” della medicina ufficiale propongono la “cultura della vita” delle cure miracolistiche di qualche santone o anche soltanto di quella pericolosa cialtronata che è l’omeopatia. Ma sono questi soggetti ad ammazzare la gente, non chi difende la scienza seria.

Così penso che i pacifisti alla Conte (non quelli alla Gino Strada - o alla Cecilia Strada - o alla Alex Zanotelli) siano molto più pericolosi dei presunti guerrafondai.

Libera di dissentire, ma io la vedo così

Un caro saluto

Stefano Feltri

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