La Scomunica: Teologia dell’abusatore
L’ex gesuita amico del Papa, Marko Rupnik, aveva sviluppato uno schema di manipolazione delle sue vittime fondato su un falso misticismo a sfondo erotico
Nella “nuova evangelizzazione” di Rupnik, hanno un ruolo centrale proprio il corpo e un erotismo “redento”: la dimensione dei sensi va cioè vissuta non in modo egoistico ma come apertura al mistero di Dio
Federica Tourn
Prepotente, arrogante, dispotico, incapace di confrontarsi con gli altri e capace, invece, di ogni manipolazione pur di imporsi, don Marko Rupnik è spregiudicato persino nel riscrivere i fondamenti della fede cristiana quando si tratta di abusare sessualmente delle sue vittime. Una personalità dalle molte sfaccettature: più si approfondisce la storia del suo ministero, più ci si chiede come abbia fatto la Chiesa a lasciare mano libera all'intraprendente gesuita.
Rupnik è oggi sottoposto a un procedimento canonico dal Dicastero per la dottrina della fede per le denunce di abusi sessuali nei confronti di diverse suore della Comunità Loyola a cavallo fra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso.
Accuse pesanti, definite «altamente credibili» dalla Compagnia di Gesù e che lo stesso papa Francesco ha evidentemente ritenuto importanti se, nell'ottobre 2023, si è rassegnato a derogare alla prescrizione per permettere lo svolgimento del processo.
L’origine dell’abuso
Per capire bene di che cosa è accusato il celebre mosaicista sloveno bisogna ricordare che per i sacerdoti l'abuso sessuale inizia sempre e si fonda sull'abuso di coscienza, una violazione della sfera più intima della persona che ancora fatica a essere compresa e sanzionata.
L'abuso spirituale è fatto di approcci graduali, di attenzioni e riguardi “speciali” nei confronti della vittima, alternati a reazioni brusche quando la persona si rifiuta di obbedire o mette in dubbio quello che le viene detto.
«La violenza spirituale è molto più profonda e difficile da individuare di quella fisica, ma lascia segni profondi che durano tutta la vita – spiega don Roberto Maier, docente di Teologia all'Università del Sacro Cuore di Milano e di Piacenza – genera per esempio sensi di colpa che sono costruiti dall'abusatore per mettere la vittima in una condizione di debolezza e renderla vulnerabile».
Prima di arrivare alla violenza fisica, infatti, Rupnik utilizza il suo potere di direttore spirituale per influenzare desideri, atteggiamenti e persino la vocazione religiosa delle persone che gli si affidano. Lo hanno testimoniato alcune ex suore della Loyola raccontando come Rupnik non accettasse le loro resistenze a entrare in comunità, e lo hanno confermato anche diverse persone che lo frequentavano quando, negli anni Ottanta, animava a Gorizia il gruppo giovani del centro dei gesuiti “Stella matutina”, che prendeva il nome da uno degli appellativi della madonna.
La manipolazione
La sua ossessione per gli abiti femminili, per esempio, era nota. Spesso rimproverava le ragazze che indossavano gonne a suo avviso troppo corte o troppo strette.
Una vittima della Comunità Loyola ricorda come si soffermasse sul «valore spirituale della femminilità», incoraggiando le ragazze a usare biancheria intima bianca o addirittura a indossare camicette trasparenti che lasciassero intravedere il reggiseno, simbolo di “purezza”.
Le sue intromissioni andavano però ben oltre l'abbigliamento: «Rupnik decideva chi doveva farsi suora, chi doveva lasciare il fidanzato: in una parola, utilizzava gli esercizi spirituali per manovrare le vite degli altri e si infuriava con chi voleva sottrarsi al suo potere», racconta Andrea Bellavite, teologo ed ex prete, che ha condiviso con Rupnik gli anni di Gorizia.
Per potere avvicinare facilmente le religiose e disporre sessualmente di loro, l'ex gesuita aveva infatti messo a punto e sperimentato negli anni uno schema di manipolazione e pressioni psicologiche che traeva forza proprio dal suo essere sacerdote.
Sono gli stessi ideali delle giovani suore, la loro educazione all'obbedienza verso i superiori e, non ultima, la loro fiducia nei confronti di chi ha promesso di guidarle e di fare la volontà di Dio ad essere utilizzati da Rupnik per raggiungere i propri obiettivi.
La teologia perversa
Non è tutto. Leader carismatico riconosciuto, oratore suadente, Rupnik si spinge ancora più in là e comincia a elaborare una nuova teologia. Durante le sue conferenze, si concentra sull'amore, la sessualità, le relazioni: chi lo ascolta è colpito dalle sue parole, percepite come innovative, capaci di liberare il messaggio evangelico dalla rigidità interpretativa dell'autorità ecclesiastica.
Nella “nuova evangelizzazione” di Rupnik, hanno un ruolo centrale proprio il corpo e un erotismo “redento”: la dimensione dei sensi va cioè vissuta non in modo egoistico ma come apertura al mistero di Dio. L'erotismo trasfigurato sarà quindi il centro della vita del cristiano: cancellando l'aspetto egoistico del desiderio sessuale, l'attrazione erotica fra l'uomo e la donna diventano simbolo dell'amore trinitario.
Il frutto di questa deriva teologica lo vediamo quando Rupnik arriva a piegare i fondamenti della fede cristiana per giustificare gli abusi sessuali: l'ex gesuita utilizza infatti l'immagine della Trinità per costringere Gloria Branciani ad avere rapporti a tre con lui e un’altra consorella, o le dice che la bacia come ci si accosta «all'altare della comunione».
Come ha potuto l'ex gesuita arrivare a questi livelli di interpretazione distorta (e apparentemente opportunistica) del linguaggio cristiano?
Lo spiega don Maier: «Le immagini lasciano spazio all'interpretazione perché sono ambigue: se io per esempio uso l'immagine della Trinità e suggerisco che può essere incarnata in un rapporto sessuale a tre in un ambito in cui sono l'unico depositario dell'interpretazione e non ho contraddittorio dai miei pari, come per esempio in una facoltà di teologia, allora posso arrivare a qualunque eccesso».
Sopra le regole
Anche il “cerchio magico”, che sostiene queste personalità e le conferma nel loro essere leader, contribuisce alla costruzione di discorsi teologici sbagliati che possono diventare la base per abusi spirituali e fisici. È quello che succede a Rupnik, prima a Stella Matutina e nella Comunità Loyola, e poi, in modo ancora più compiuto, al Centro Aletti.
«Rupnik scopre il suo potere quando intorno a lui cresce il numero dei seguaci, persone pronte a dargli credito fino a farlo diventare l'interprete dell'estetica cristiana – spiega ancora don Maier – Il suo è un percorso paradigmatico e se è potuto accadere è perché credo che permangano enormi spazi di non trasparenza in ambito teologico».
Rupnik, insomma, si sente al di sopra delle regole: i limiti che l'autorità ecclesiastica impone agli altri non valgono per lui e anche l'amore fisico è un privilegio riservato agli eletti.
Lo spiega Gloria Branciani nell'intervista che ha fatto esplodere il caso, rilasciata a Domani il 18 dicembre 2022:
«Padre Marko mi incoraggiava dicendomi che potevo vivere quella realtà perché ero speciale ed era un dono che il Signore faceva solo a noi; che solo con me poteva vivere, anche nel fisico, l’appartenenza a Dio senza possesso, nella libertà, a immagine dell’amore trinitario».
Molti elementi della “teologia” di Rupnik si ritrovano nella setta gnostica dei Khlisty, diffusa in Russia a partire dal XVII secolo e di cui faceva parte anche il monaco Rasputin.
Gli aderenti a questo movimento sostenevano che la Grazia li aveva purificati da ogni peccato, rendendoli liberi di sperimentare ogni cosa, soprattutto in campo sessuale.
Lo stesso avveniva fra i marcioniti, un'antica setta gnostica del secondo secolo, che sostenevano «che chi vive nello Spirito può fare quello che gli pare», come ricorda Bellavite. «Così il celibe, diceva Rupnik, proprio perché è svincolato da una relazione esclusiva, è libero di aprirsi alla relazione con chiunque altro».
I precedenti
Uso del carisma per ottenere favori sessuali, manipolazione, distorsione dei fondamenti della fede cristiana per scopi personali, creazione di una cerchia di fedelissimi pronti a difendere il leader da ogni attacco.
Per riconoscere il modus operandi dell'ex gesuita non c'è bisogno di andare troppo indietro nel tempo: basta guardare oltralpe, al fondatore della comunità “L’Arche” Jean Vanier e ai domenicani Thomas e Marie-Dominique Philippe, che per decenni, a partire dalla prima metà del secolo scorso, hanno fatto violenza a donne adulte approfittando del ruolo di accompagnatori spirituali per circuirle con teorie “mistico-erotiche”.
I fratelli Philippe, come attestato da due rapporti pubblicati all'inizio del 2023, contrabbandavano gli atti sessuali come «grazie mistiche», segno di un’unione sacramentale, in cui il sacerdote e la donna sperimentano una prefigurazione dell’«unione carnale nella città celeste fra Gesù e la Vergine Maria».
Questa deriva teologica, che Rupnik ha diffuso durante trent'anni di direzione spirituale e di insegnamento, è punibile dalla Chiesa come crimine contro la fede?
Per ora no, perché “il falso misticismo” non è contemplato nel diritto canonico e dunque non prevede una pena, come ha spiegato durante un convegno lo scorso 29 maggio monsignor John Joseph Kennedy, segretario della sezione disciplinare del Dicastero per la Dottrina della Fede.
Ora il prefetto del Dicastero per la dottrina della fede Víctor Manuel Fernández ha però deciso di affidare a un gruppo di lavoro presieduto dal prefetto del Dicastero per i testi legislativi, monsignor Filippo Iannone, il compito di «tipificare un delitto di abuso spirituale», dato che «è da considerarsi di particolare gravità morale l’uso di esperienze soprannaturali asserite o di elementi mistici riconosciuti come mezzo o pretesto per esercitare un dominio sulle persone o compiere degli abusi». Il cosiddetto “falso misticismo” sarebbe quindi una «circostanza aggravante» dell'abuso sessuale.
Colpisce che la chiesa abbia impiegato tanto tempo a mettere mano alla materia, quando anche la cronaca recente ci dice che i predatori del confessionale pescano a piene mani dalla Bibbia per adescare le vittime: da don Mauro “Mercedes” Inzoli di Comunione e Liberazione, che diceva ai bambini che li toccava per rinnovare il patto di Abramo, alla «preghiera da sdraiati» di Marie-Dominique Philippe, fino al “sesso trinitario” di Rupnik.
Sostieni l’inchiesta
Nei mesi scorsi con Giorgio Meletti e Federica Tourn abbiamo realizzato un podcast che ha avuto grande successo e impatto, La Confessione: un'inchiesta sugli abusi nella Chiesa italiana partendo da un processo a Enna.
Una storia che - grazie agli audio dei preti e del vescovo coinvolti - ci ha permesso di capire come pensano i preti abusatori e come funziona l’istituzione che li protegge.
Già in quella vicenda, all’apparenza laterale, una delle tante di abusi in Italia, si partiva da Enna e si arrivava direttamente a papa Francesco: il sommo Pontefice si era speso, a processo in corso, per difendere il vescovo che rivendicava - intercettato - di aver “insabbiato questa storia”.
Oltre otto mesi dopo una sentenza del tribunale di Enna che ha condannato la Curia guidata da monsignor Rosario Gisana a rispondere sul piano economico in solido con il prete abusatore, don Giuseppe Rugolo, papa Francesco non ha mai trovato tempo, modo o voglia di intervenire su quel vescovo.
Come è possibile che un papa a parole tanto severo contro gli abusatori poi tolleri omertà e insabbiamenti nella Chiesa che dirige da monarca assoluto?
Questa domanda è rimasta in sospeso al termine de La Confessione, e per questo abbiamo continuato a lavorare. Federica e Giorgio in questi mesi hanno raccolto documenti, parlato con preti, cardinali, vittime.
Abbiamo deciso di costruire un nuovo podcast, che cerchi di rispondere, partendo dalla vicenda di più alto profilo che riguarda il papa: quella del potentissimo artista-teologo Marko Rupnik, che per decenni ha abusato delle donne che raccoglieva intorno a sé nelle sue esperienze di comunità spirituali.
Rupnik è stato vicino agli ultimi tre papi, ma a Francesco in particolare. E proprio Francesco ha dovuto gestire il caso quando, tra 2021 e 2022, la portata degli abusi di Rupnik è arrivata sui giornali, grazie soprattutto a Federica Tourn che ha dato voce alle vittime e ha rivelato i dettagli di comportamenti continuati per decenni.
A un certo punto, nel 2020, Rupnik risultava anche scomunicato in automatico, perché aveva usato il sacramento della confessione per cercare di coprire i suoi abusi (confessando una delle donne coinvolte), ma poi qualcuno ha deciso che quella scomunica andava rimessa. Solo una persona poteva prendere una decisione simile: papa Francesco in persona.
Il pontefice inoltre ha deciso prima di lasciare che la prescrizione bloccasse il processo a Rupnik, poi ha cambiato idea e l’ha fatto ripartire.
Ecco perché è urgente lavorare al podcast La Scomunica, che sarà pronto nei prossimi mesi.
Come la Confessione, anche La Scomunica sarà sostenuta da Appunti e dalle somme raccolte con gli abbonamenti.
C’è però una novità importante: durante il percorso della Confessione molti ci hanno chiesto come sostenere le nostre inchieste anche con bonifici o altro, e usare soltanto Appunti era un po’ limitante. Per questo abbiamo deciso di lanciare un crowdfunding dedicato sulla piattaforma GoFundMe, lo trovate qui sotto:
Attenzione, dopo aver indicato la somma, la piattaforma chiede in automatico se aggiungere una “mancia” del 10 per cento per la piattaforma stessa. Non siete assolutamente obbligati, potete mettere zero.
Grazie,
Stefano Feltri
Sono grata a Federica Turn per l'impegno in questo squallido, criminale argomento. Non dev'essere stato facile affrontare tutto quell'orrore