La NATO incerta
Il vertice all’Aia vuole alzare l’obiettivo di spesa al 5 per cento del Pil, ma questo non basta a garantire più sicurezza. Specie con Trump
Stiamo arrivando al paradosso che la questione più rilevante in ambito NATO è come fare in modo che l’Ucraina garantisca la nostra sicurezza visto che non c’è alcuna vera garanzia che gli Stati Uniti o altri Paesi NATO siano disposti a una guerra frontale con la Russia nel caso di attacco a Estonia o Finlandia
A volte mi chiedo cosa passi per la testa dell'enigmatico Xi Jinping. Posso solo provare a immaginare il sorriso sottile sul volto del segretario del Partito comunista cinese mentre scorre le news sul suo smartphone, ovviamente cinese, prima di salire su un’auto elettrica cinese con batterie cinesi che lo porterà a visitare qualche centro di ricerca sull’intelligenza artificiale dove si prepara il sorpasso sulla Silicon Valley.
Posso solo immaginarlo mentre scorre i siti di notizie nel giorno del vertice della NATO all’Aia, che dovrebbe essere una esibizione di forza di quell’Occidente che la Cina, con i suoi tempi lunghi e meditati, punta a sostituire come egemone nell’ordine internazionale.
Mi immagino Xi Jinping che clicca sul video di Donald Trump che sbotta contro Israele e Iran perché non stanno rispettando la tregua che lui aveva annunciato senza, evidentemente, averla davvero negoziata con le due parti del conflitto. E, soprattutto, senza avere nessuna capacità di imporla.
L’obiettivo del 5 per cento
Penso che Xi Jinping si lasci andare a qualcosa di simile a una risata quando vede che Trump ha appena pubblicato sul suo social network Truth gli screenshot dei messaggi privati con Mark Rutte, il segretario generale della NATO. In Cina sarebbe immaginabile il capo dello Stato che rivela conversazioni private con un interlocutore in teoria cruciale per la sicurezza del Paese?
Rutte, con quella cortigianeria che sembra funzionare sempre con Trump, si congratula con il presidente americano per i brillanti successi in Medio Oriente - e non sta scherzando - ma anche per aver costretto i Paesi NATO a passare dall’impegno del 2 per cento del Pil per spese militari utili all’alleanza atlantica al 5 per cento.
Quelle soglie contabili dovevano essere un modo semplice e diretto per misurare l’impegno dei partner atlantici, ma nell’era di Trump diventano bandierine da agitare di fronte al presidente, e perdono così di ogni significato.
L’Italia arriva al 2 per cento senza aumentare davvero le spese ma riclassificandone alcune che prima erano fuori dal conto. La nuova soglia del 5 per cento è in realtà un 3,5 per cento per la difesa più un altro 1,5 per cento per sicurezza e resilienza, categorie nelle quali può rientrare praticamente di tutto.
Tutto questo sembrerebbe una barzelletta poco divertente, se non fosse che le minacce alle quali la NATO dovrebbe rispondere sono sempre più concrete.
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