La fine di Google?
La causa antitrust per il monopolio nella ricerca potrebbe portare a smantellare l'impero della conoscenza che domina le nostre vite. E non è detto che sia un male
Quando l’antitrust impone di smantellare un impero industriale di sicuro il trauma è forte, e l’arma va usata con parsimonia, perché ci sono molte conseguenze rilevanti. Ma di sicuro si aprono praterie per la concorrenza e l’innovazione
Quand’è l'ultima volta che avete fatto una ricerca su Google? Probabilmente pochi secondi fa, dal vostro computer, o più probabilmente dal vostro smartphone. Magari dovete pensarci un attimo, perché è parecchio che non andate sul sito www.google.com come si faceva una volta.
Oggi infatti cercate informazioni tramite Google anche quando non andate sul sito, perché come quasi per navigare in Internet usate Chrome, il browser di Google che incorpora il motore di ricerca nella barra dove in un tempo remoto si digitava l’intera stringa di indirizzo di un sito e oggi invece bastano poche parole per arrivare al sito o al file desiderato, un file che magari è un documento scritto sull’editor di testo di Google e allegato a una mail spedita con il servizio di Google, Gmail, che include forse anche una foto archiviata nel cloud di Google che si collega al vostro archivio di foto su uno smartphone che usa un sistema operativo di Google, Android.
Magari avete guardato da poco un video su Youtube, che è ovviamente di Google.
Ecco, tutto questo impero di Google potrebbe finire presto, perché un giudice americano, Amit Mehta, ha sancito che Google ha costruito un monopolio nella ricerca e poi per oltre dieci anni ha fatto di tutto per difenderlo, usando anche tutti gli altri servizi abbinati per impedire la concorrenza.
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