La doppia Meloni di governo
Il modo in cui la premier ha celebrato i due anni al potere ci dice molto di come vuole presentarsi: il lato pragmatico e moderato al grande pubblico, quello identitario per gli elettori a destra
Se il 5 novembre alle presidenziali americane dovesse vincere Donald Trump, cosa che sulla base dei sondaggi non si può escludere, allora Meloni potrebbe adottare una politica estera e un atteggiamento verso le istituzioni sovranazionali e questioni come la crisi climatica più coerente con la sua storia, senza per questo ritrovarsi fuori sincrono rispetto alle mosse degli Stati Uniti
Adesso che l’anniversario è passato, si può fare un primo bilancio. Non tanto di questi primi due anni di governo Meloni, sui quali ognuno avrà già le sue opinioni, ma su come Giorgia Meloni e il suo governo hanno scelto di raccontarli e di raccontarsi. Che cosa hanno scelto di sottolineare e cosa hanno taciuto?
Niente domande
Capire come il governo racconta sé stesso è sempre un'utile premessa a interpretare le sue azioni. La prima evidenza è che Giorgia Meloni ha deciso di non fare una conferenza stampa. Ha diffuso un video e una presentazione con 59 slide, ma ha preferito non incontrare i giornalisti.
Il programma originario era di tenere una conferenza stampa lunedì scorso, per commentare i due anni dal giuramento del 22 ottobre e l’approvazione in Consiglio dei ministri della legge di Bilancio. E invece niente, perché nella giornata di venerdì c’è stata la decisione del tribunale di Roma di non convalidare il fermo in Albania dei 12 migranti intercettati in mare e portati là da navi italiane, per essere detenuti nei centri voluti proprio dal governo Meloni.
A Giorgia Meloni non piacciono le conferenze stampa con le domande, le ha evitate il più possibile, soprattutto dopo il disastro comunicativo di quella a Cutro, nello scorso febbraio, dopo la morte di almeno 94 persone per l’inefficacia dei soccorsi.
La gestione di quella vicenda ha portato alla rapido addio del portavoce Mario Sechi e alla sospensione di ogni incontro frontale con i giornalisti, fino alla conferenza stampa di fine anno, inevitabile ma anche quella rinviata più volte.
Dopo due anni Meloni non parla con i giornalisti, non si presenta neppure alle conferenze stampa rituali dopo i Consigli dei ministri, dove parlano soltanto i membri della squadra di governo coinvolti nei singoli provvedimenti approvati.
Da parte sua, Giorgia Meloni vuole il controllo assoluto della narrazione, meglio se in video, come aveva tentato a inizio legislatura con il format Instagram degli “Appunti di Giorgia”, poi abbandonato a favore di comunicazioni episodiche e non uniformi.
Perfino una comunicazione regolare, anche se nella forma di un monologo senza domande, rischia di creare qualche imbarazzo perché poi il pubblico si aspetta interventi anche sui temi più caldi e divisivi. Che invece Meloni preferisce evitare.
E allora cerchiamo di decodificare il video che ha voluto inviare per i due anni di governo.
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