Il vuoto europeo
La Germania sprofonda nella crisi politica innescata dal tentativo del cancelliere Scholz di garantire sostegno all'Ucraina anche nel tempo di Trump. E ora nessuno potrà contrastare il presidente Usa
“La politica tedesca è bloccata in un trilemma tra spesa sociale, spesa per la difesa e rispetto delle regole fiscali. Lo scontro politico sarà su cosa sacrificare”, ha riassunto il commentatore Wolfgang Munchau. Una sintesi che vale anche per il resto dell’Europ
Le conseguenze politiche della vittoria di Donald Trump sono già visibili e sono molto rilevanti per l’Europa. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, leader dei Socialdemocratici, ha licenziato il suo ministro delle Finanze liberale Christian Lindner, e così ha di fatto messo fine all’alleanza tra SPD e FDP, facendo esplodere la coalizione tripartitica che include anche i Verdi.
La Germania si avvia verso una fase di grande incertezza politica ed elezioni anticipate che potrebbero arrivare nella primavera 2025, e sappiamo che per come funziona il sistema elettorale tedesco dopo le elezioni c’è poi un lungo periodo di negoziato tra i partiti sui programmi alla base delle possibili coalizioni di governo.
Si prospettano quindi molti mesi di vuoto politico al vertice della principale economia dell’Unione europea, proprio quando invece da più parti si invoca una convinta strategia europea in risposta alle imprevedibili evoluzioni che ci aspettano quando Trump, da gennaio, sarà alla Casa Bianca con pieni poteri.
Effetto Trump
Cosa c’entra la crisi tedesca con le elezioni americane? Parecchio, perché a far precipitare la crisi che covava da mesi è stato il tentativo del cancelliere Scholz di assicurarsi che nell’ambito della legge di Bilancio 2025 ci fossero risorse sufficienti per continuare a sostenere l’Ucraina e per gestire un riarmo della Germania e dell’Europa necessario viste le minacce di disimpegno da parte di Trump.
Lo ha detto lo stesso cancelliere Scholz nel messaggio televisivo con il quale ha spiegato la crisi del suo governo, usando toni inusuali per un politico così moderato al punto da essere considerato spesso debole e incerto.
Scholz voleva garantire risorse per la spesa militare anche aggirando il tetto al debito, che in Germania è imposto dalla Costituzione, il ministro delle Finanze Lindner si opponeva. Per Lindner, uno dei più intransigenti difensori delle regole di bilancio in tutta Europa, non era disposto a compromessi: il debito pubblico nel 2025 può salire soltanto dello 0,35 per cento previsto dalla Costituzione e non oltre, se si vogliono mettere più soldi per la difesa vanno tagliate altre spese.
Ma per i socialdemocratici è impensabile ridurre le risorse per il welfare per comprare armi, anche nel nuovo clima bellico che ha spinto la Germania a rivedere la sua tradizionale inclinazione pacifista che l’ha tenuta ai margini delle crisi internazionali del Dopoguerra.
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