Il sindaco Cicalone
Da raccontatore delle periferie, lo youtuber Cicalone è diventato un fenomeno anche politico con le sue denunce del degrado di Roma e con la violenza della telecamera sui più fragili e disperati
La denuncia di Cicalone o è schifata o è paternalistica. La telecamera in faccia chiama il voyeurismo, non soltanto fa più clic di una spiegazione razionale e di un racconto complesso, ma illude che quella spiegazione razionale e quel racconto complesso possano essere sostituiti da una telecamera in faccia
Christian Raimo
Buongiorno a tutte e tutti,
ho corteggiato a lungo Christian Raimo, che avevo imparato a apprezzare ai tempi di Domani, perché mi sembrava una figura necessaria per il progetto di Appunti.
Raimo è molte cose, un insegnante, uno scrittore, un animatore instancabile di iniziative culturali, un militante, ma soprattutto è un intellettuale pubblico capace di cambiare la conversazione con la forza delle sue idee.
Che si tratti di un momento di un talk televisivo, di un post Instagram, di un editoriale, di un podcast: Raimo riesce sempre a introdurre un nuovo punto di vista, un intransigente requisito etico da rispettare, un dovere civile ineludibile che cambia non soltanto il dibattito, ma anche il mondo che di quel dibattito è oggetto.
Una delle cose più assurde e importanti che Raimo ha fatto è stata quella di ricostruire, insieme a un gruppo di altri autori, la vicenda di Willy Monteiro Duarte, il ragazzo morto di botte nel 2020 a Colleferro, una delle infinite periferie di Roma. Una vicenda di cui tutto si conosceva già: la vittima, i responsabili dell’assassinio, la sequenza dei fatti.
E invece Raimo - in un podcast e in un libro - ha dimostrato che non sapevamo nulla, perché quella storia si era svolta in un mondo che, semplicemente, è un altrove rispetto alle vite che noi consumatori di podcast e di libri frequentiamo di solito.
Questo suo interesse per le periferie, per le narrazioni, per le persone che spesso finiscono per essere definite o travolte da quelle stesse narrazioni, lo ha portato a prendere molto sul serio uno dei fenomeni del momento: lo youtuber Cicalone, con i suoi video sul degrado di Roma, con le sue intemerate sulla metro della Capitale contro i borseggiatori.
Ne è uscito un pezzo straordinario, molto da Raimo, che potrebbe risultare interessante per lo stesso Cicalone, se gli capitasse di leggere Appunti.
Prima di lasciarvi al mondo di Cicalone, vi segnalo che ieri Gianluca Nicoletti mi ha invitato a parlare di “politica da ombrellone” nella sua trasmissione Melog, su Radio24: se il vostro vicino di sdraio pontifica su Macron e la sconfitta della destra, cosa potete dire di intelligente? E se vi commenta l’efficacia della legge elettorale inglese?
Trovate la puntata qui, con Gianluca non sai mai cosa aspettarti, abbiamo forse individuato un format che non sarebbe male replicare in futuro (in fondo, tradurre le cose complesse come la politica internazionali in conversazioni da ombrellone dovrebbe essere uno dei compiti dei giornalisti).
Gianluca mi ha invitato perché ha apprezzato il lavoro su Appunti, quindi giro i suoi apprezzamenti a tutta la squadra di firme che in questo mese di analisi europee ha spinto una crescita notevole degli iscritti.
Buona giornata e, di nuovo, benvenuto a Christian
Stefano
La politica del degrado
di Christian Raimo
Da raccontatore delle periferie, lo youtuber Cicalone è diventato un fenomeno anche politico con le sue denunce del degrado, la violenza della telecamera sui più fragili
Simone “Cicalone” Ruzzi, ossia Cicalone, ha raggiunto un livello di popolarità ulteriore nelle ultime settimane. È andato in tv, ospite a La7, ha raccontato come realizza i suoi video nella metro in cui insegue e filma i borseggiatori che hanno fatto qualche milione di visualizzazioni, ha scherzato con il conduttore David Parenzo su come si può strozzare una persona.
Chi non conosceva Cicalone, ora lo conosce. Chi lo conosceva un po’ si aspettava questa ulteriore evoluzione (o in-voluzione) in un rondaiolo a caccia di ladruncoli nella metro. Cicalone va dove vanno le visualizzazioni, e questi video l’hanno premiato.
La carriera di Cicalone da youtuber inizia nel 2007, diciassette anni fa: i suoi video iniziali sono, come molti dell’era presocial, ironici e personali: sgangherati, prese per il culo di chi fa il grosso, sbertucciamento di buttafuori maneschi e istruttori falsi di arti marziali.
Scuola di botte in periferia
Pian piano diventano più assertivi, moraleggianti e letteralmente muscolari. Nel 2010 apre un canale che si chiama Scuola di botte, inventandosi di fatto una trasmissione tv con un format che verrà imitato e replicato: un gruppo di amici, pugili & fighter o con la passione della boxe e delle mma, si fanno dei giri nei quartieri periferici romani, privilegiando le piazze di spaccio e quelli con i nomi più evocativi, Tor Bella Monaca, San Basilio...
Rendono ancora più pop un format invalso nella tv dagli d’oro della tv berlusconiana: i reportage nelle periferie, esportabile da Roma dovunque: Rogoredo Rozzano Scampia…
Il metodo è semplice e ambiguo: la combriccola si muove microfono alla mano e lo lascia a chi lo vuole. L’idea di vox populi, come si dice in gergo televisivo, viene estremizzata.
Si dà voce a quelli che dovrebbero essere considerati i genius loci, soprattutto flippati, dropout, proletari e sottoproletari con precedenti penali alle spalle, ragazzini che hanno mollato la scuola, giovani e vecchi chiacchieroni con la parlantina facile e pochissima vergogna nel raccontare la propria biografia di disastri o di esporre tatuaggi, ferite, cicatrici, ognuna con una storia.
Le costanti del racconto sono poche: emarginazione, famiglie con genitori rovinosi, sport (che spesso può salvare), confessione sull’essere stati e l’essere ancora una testa di cazzo, panoramica sul quartiere in cui non c’è niente tranne spaccio e microcriminalità, tanto carcere.
In Scuola di botte l’ironia rimane a ammorbidire la coattaggine: la parte convincente è che il disastro è talmente teatralizzato che non è poi così importante sapere se i racconti siano veri o millanterie, se il tizio del Tufello o del Quarticciolo che ascoltiamo per mezz'ora è un rinomato cazzaro oppure la memoria storica del quartiere finora nascosta.
Ci fidiamo di questa versione, uno storytelling semplice: in cui prima stai in galera, poi metti la testa a posto, magari insegnando ai ragazzini a boxare in una palestra popolare o aprendo un negozio di tatuaggi.
A questa serie di video non è troppo interessante fare le pulci: è un prodotto come un altro, con elementi notevoli mescolati a un minestrone di digressioni inutili e confuse.
Però non è raro che in mezzo a una quantità esagerata di fregnacce vengano fuori, soprattutto attraverso le immagini dei reportage visivi di luoghi che non hanno né attenzione né cura da decenni.
Certo, c’è una questione di metodo. Cicalone, come spesso capita nell’era della postverità, alla verità – che è un lungo processo di accertamento dei dati, di ricerca del senso, di confronto sui tempi lunghi – spesso preferisce la sincerità, la spontaneità, l’autenticità, che sono più a buon mercato, veloci, consumabili.
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