Il poker dei dazi
Poiché le mosse di Trump sono sempre più folli, l’unica cosa che può fare l’Europa è rimanere lucida e razionale
Quando un presidente populista e umorale che non sa negoziare incontra una schiera di eurotecnocrati che sono allenati a incrociare le esigenze di 27 Paesi, il risultato finale non è affatto scontato
Proviamo a mettere un po’ d’ordine in questa guerra commerciale dichiarata da Donald Trump contro l’Europa e a chiarire perché c’è una sola risposta logica: non rispondere con altri dazi. Anche se davvero - e non si può mai dire - il primo agosto dovessero davvero scattare i dazi punitivi del 30 per cento sulle merci europee importate verso gli Stati Uniti.
La ragione economica per evitare le guerre commerciali è ben nota: i dazi sono tasse pagate dai consumatori del Paese che li impone.
Trump pare sia galvanizzato dal fatto che a giugno gli Stati Uniti hanno incassato 27 miliardi di dollari dalle dogane, una cifra che a fine anno potrebbe arrivare a 300 miliardi.
Ma quelle sono tasse che lui sta facendo pagare agli americani, ai suoi elettori, alle aziende americane che comprano semilavorati dal resto del mondo, e pure agli investitori che hanno risparmi in un dollaro sempre più debole.
Mettere dazi europei produrrebbe danni analoghi anche qui in Europa.
La razionalità economica, però, c’entra poco con quello che sta succedendo. Il presidente degli Stati Uniti ha un obiettivo dichiarato fasullo e uno tacito ma evidente.
L’obiettivo dichiarato è quello di ribilanciare i deficit bilaterali degli Stati Uniti con gli altri Paesi del mondo.
Abbiamo già spiegato mille volte perché è un obiettivo assurdo in un mondo di catene di produzione globali, dove le aziende americane importano microchip da Taiwan ed esportano iPhone nel resto del mondo.
L’obiettivo non dichiarato è ottenere atti di sottomissione da economie grandi e piccole nel mondo, in modo da placare le ansie da declino relativo degli Stati Uniti negli elettori che hanno scelto chi prometteva loro di rendere l’America “di nuovo grande”.
L’economia non c’entra. La battaglia sui dazi è una questione politica, o meglio psichiatrica.
Molti commentatori e politici sono in ansia: l’Unione europea deve fare qualcosa o sarà annichilita dal bullismo commerciale di Washington. Ma non è così, vediamo perché.
Il negoziato sul nulla
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