Il paradosso del turismo
INCHIESTA SUL TURISMO/1 In Italia ci sono al contempo pochi turisti (a Roma mancano quelli del Giubileo), ma anche troppi, che però spendono troppo poco
Che Daniela Santanché resista al governo o si dimetta, in fondo, poco importa. Più che un nuovo ministro del Turismo, all’Italia serve una nuova idea di turismo
Forse vi ricordate la campagna 2023 del ministero del Turismo di Daniela Santanché: Open to meraviglia, uno slogan che non si capiva bene, una testimonial che era la venere di Botticelli trasformata, chissà perché, in virtual influencer che “con i capelli sempre al vento” girava l’Italia per mostrare le bellezze del Paese.
Una campagna costata centinaia di migliaia di euro, almeno 700.000, anche se alcune inchieste giornalistiche parlavano di 9 milioni.
Oggi in materia di turismo la meraviglia maggiore è che la ministra Santanché ancora non si sia dimessa, anche adesso che è stata rinviata a giudizio per presunte irregolarità nei bilanci della sua ormai ex società di pubblicità Visibilia.
Molti dentro Fratelli d’Italia non vedono l’ora che se ne vada, ma lei - durante un viaggio in Arabia saudita con Giorgia Meloni il 27 gennaio - ha detto che se ne frega delle critiche.
Anche all’ultimo Consiglio dei ministri di ieri Santanché non si è presentata, mentre il Parlamento continua ad aspettare il momento di votare una mozione di sfiducia. Eppure mai come ora sarebbe necessario avere un ministro del Turismo con pieni poteri che affronti il singolare paradosso dell’Italia. Un Paese che ha al contempo troppi turisti e troppo pochi.
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