Il papa e lo scandalo di Enna
Il vescovo di piazza Armerina va a processo per i fatti raccontati nel podcast La Confessione. E ora il Vaticano non può più far finta di niente
Oggi papa Francesco tace, ma la posizione di monsignor Gisana, ostracizzato dagli altri vescovi, rinviato a giudizio e sotto osservazione vaticana, non è mai stata così precaria
«Bravo, questo vescovo, bravo». Così diceva papa Francesco il 6 novembre 2023 del vescovo di Piazza Armerina monsignor Rosario Gisana. «È stato perseguitato, calunniato e lui fermo, sempre, giusto, uomo giusto», aggiungeva Bergoglio, con un riferimento ben poco dissimulato al processo per abusi che si stava celebrando all'epoca ad Enna, a carico di un protetto di Gisana, don Giuseppe Rugolo.
«Uomo giusto», sosteneva Bergoglio: la pensa diversamente la Procura di Enna, che ha rinviato a giudizio il vescovo per falsa testimonianza, secondo l'articolo 372 del codice penale, insieme al vicario giudiziale della diocesi, don Vincenzo Murgano, attuale parroco della chiesa madre della città.
Gisana e Murgano dovranno comparire davanti al tribunale di Enna il prossimo 26 maggio: sono entrambi accusati di avere mentito in aula durante il processo a don Giuseppe Rugolo, condannato lo scorso 5 marzo a quattro anni e sei mesi per violenza sessuale su minori.
La notizia del rinvio a giudizio del vescovo Gisana arriva lo stesso giorno in cui, a Bolzano, viene presentato un report sugli abusi sessuali nella chiesa altoatesina fra il 1963 e il 2023. Lo studio individua 67 casi accertati di aggressione sessuale, di cui sono responsabili 29 sacerdoti (più altri 12 ritenuti probabili), con un'età media dai 28 ai 35 anni; le vittime sono 59, soprattutto bambine fra gli 8 e i 14 anni.
Elaborato dallo studio legale Westpfahl-Spilker-Wastl di Monaco di Baviera su incarico della diocesi di Bolzano e Bressanone, si tratta del primo rapporto indipendente sugli abusi nella chiesa in Italia finora pubblicato (su cui torneremo a breve in un altro articolo).
Un evidente schiaffo alla Conferenza episcopale italiana, che ha sempre rifiutato la strada della commissione indipendente per imboccare, con la presidenza del cardinale Matteo Zuppi, la più comoda soluzione dell'indagine interna, affidata a istituti vicini alla Chiesa.
In un solo giorno, quindi, da nord a sud la notizia è la stessa: la chiesa italiana è spaccata fra chi vorrebbe continuare a insabbiare, come il vescovo Gisana, e chi ha capito che è urgente schierarsi – fosse anche soltanto per opportunità – contro l'imbarazzante politica della Cei, che continua imperterrita nella sostanziale negazione del problema. Ma gli abusi clericali sono l'elefante nelle stanze dorate del Vaticano, e questo è ormai evidente a tutti.
Lo sa bene anche papa Francesco, nonostante cerchi di distogliere l'attenzione dalle responsabilità della chiesa ogni volta che viene blandamente interrogato sulla questione, come è successo durante l'intervista di Fabio Fazio a Che tempo che farà del 19 gennaio, in cui Bergoglio ha citato percentuali a caso sul fenomeno ed è apparso più stanco e confuso che mai.
Le accuse
Tornando alla vicenda di Enna, il vescovo e il vicario giudiziale avevano ricevuto l'avviso di conclusione delle indagini un mese fa, in seguito all'esposto presentato da Antonio Messina, il giovane archeologo che aveva già denunciato per abusi don Rugolo.
Ma di cosa sono accusati esattamente monsignor Gisana e don Murgano? Il vescovo, secondo quanto riporta il decreto di citazione diretta a giudizio, durante l'udienza del 10 ottobre 2022 «affermava il falso o negava il vero, ovvero taceva, in tutto o in parte, ciò che sapeva intorno ai fatti sui quali era interrogato».
Secondo i magistrati, una delle cose su cui il vescovo ha mentito riguarda la richiesta della famiglia Messina di 25 mila euro in contanti, che invece era stato proprio monsignor Gisana a proporre in cambio del silenzio della vittima. I soldi dovevano essere prelevati dalla Caritas e consegnati a Messina con la clausola della riservatezza, una scorciatoia usata altre volte dalla chiesa in casi simili per evitare pubblicità imbarazzanti sugli abusi clericali (come abbiamo raccontato nel podcast La Confessione:
Una modalità che Antonio Messina aveva però subito respinto. Secondo i magistrati, Gisana aveva poi negato di aver informato Rugolo di quello che stava emergendo nell'indagine ecclesiastica a suo carico e addirittura gli aveva consegnato una copia della denuncia scritta da Antonio Messina.
Quanto a don Murgano, durante l'udienza del 14 marzo 2023 «negava di aver dato a Rugolo Giuseppe consigli sulla strategia difensiva da adottare in sede processuale» e, minimizzando il suo appoggio al sacerdote sotto accusa, «affermava falsamente di essersi intrattenuto soltanto per i saluti, “una decina di minuti”, nelle due occasioni in cui aveva accompagnato Rugolo Giuseppe dal suo difensore».
Murgano, lo ricordiamo, nel 2015 aveva consigliato a Messina, che si era confidato con lui a proposito dell'abuso sessuale subito da Rugolo, di non denunciare l'accaduto e di evitare persino di avvertire il vescovo.
Oggi Antonio Messina si dice soddisfatto del rinvio a giudizio:
«È sicuramente un passo avanti importante, anche da parte della procura, che ha deciso di perseguire i reati che Gisana e Murgano hanno palesemente commesso nelle aule del tribunale – commenta Antonio Messina – Non è una cosa scontata perché sappiamo benissimo come spesso la giustizia si fermi davanti a prelati e al potere ecclesiastico, soprattutto in territori come il nostro.
Non è un punto di arrivo ma segna un traguardo nel contrasto agli abusi e alle coperture degli abusi del clero nella Chiesa italiana, perché non ricordo prima d'ora un'azione così decisiva da parte della magistratura».
Un processo, quello ai due prelati, che dovrebbe svolgersi a porte aperte:
«Non penso ci siano i presupposti per celebrare il processo a porte chiuse. Io certamente chiederò che si svolga a porte aperte, come peraltro avevo già chiesto per il processo a Rugolo, anche se in quella occasione non era stato consentito – precisa Messina – In questo modo spero si possano mettere a tacere le ricostruzioni della diocesi,che hanno dato visioni distorte di quel che avveniva in aula, fra cui proprio le false dichiarazioni rese da Gisana e Murgano, all'epoca minimizzate dagli avvocati e per le quali viene oggi disposto il rinvio a giudizio».
L’inviato del papa
E dato che le disgrazie non arrivano mai da sole, appena a Enna si è diffusa la notizia che il vescovo è stato rinviato a giudizio per falsa testimonianza, ecco che si viene a sapere che a Piazza Armerina è arrivato un visitatore apostolico. Si tratta dell'arcivescovo di Gorizia, monsignor Carlo Roberto Maria Redaelli, che dovrà relazionare direttamente a papa Francesco sulla salute della diocesi retta da Gisana.
«Immagino che il visitatore apostolico arrivi in seguito al mio invio ai dicasteri per la Dottrina della Fede, del Clero e per i Vescovi di tutto il plico riguardante il processo Rugolo – aggiunge Antonio Messina – e poi forse hanno influito le notizie sulle indagini nei confronti di Gisana e Murgano oggi imputati».
Anche il presidente della Conferenza episcopale siciliana Antonino Raspanti e l'arcivescovo di Catania Luigi Renna hanno d'altronde preso di recente una posizione di condanna netta dell'operato di Gisana.
Sulle manifestazioni di solidarietà da parte della chiesa locale, Messina è oggi moderatamente ottimista: «Nella diocesi c'è stato un risveglio delle coscienze: ho la percezione che ci sia una voglia di agire in modo concreto nei confronti degli abusi e una vera e propria condanna delle condotte omissive che riguardano un vescovo e il suo vicario giudiziale».
Gisana è ormai ben lontano dai fasti della visita apostolica del papa in Sicilia, quando Francesco aveva deciso di far tappa a Piazza Armerina, nel centro dell'isola, proprio per salutare questo «bravo vescovo».
D'altronde Gisana gli aveva fatto un favore, al papa, come ricordava il vescovo stesso agli attoniti genitori di Messina venuti a chiedergli aiuto per la dolorosa faccenda del figlio; era stato lui, infatti a presiedere la commissione speciale che aveva indagato (e poi assolto) il frate cappuccino Giovanni Salonia, accusato da una suora di abusi sessuali (lo abbiamo raccontato qui).
Una «patata calda», come dice Gisana, perché Salonia all'epoca della denuncia, all'inizio del 2017, era appena stato nominato da Francesco vicario del vescovo di Palermo Corrado Lorefice.
Oggi papa Francesco tace, ma la posizione di Gisana, ostracizzato dagli altri vescovi, rinviato a giudizio e sotto osservazione vaticana, non è mai stata così precaria.
Intanto è stata fissata per l'8 aprile al Palazzo di giustizia di Caltanissetta la prima udienza del processo di appello a don Giuseppe Rugolo.
Se vuoi sostenere Appunti, uno spazio di informazione e di analisi libero che si regge su lettrici e lettori, il modo migliore è regalare un abbonamento a qualcuno a cui tieni
Sostieni il nuovo progetto di inchiesta
Da leggere su Appunti
Perché abbonarsi
IEP@BU è su Substack!
L’Institute for European Policymaking della Bocconi è il think tank fondato da Mario Monti con il quale collaboro, che vuole portare la ricerca accademica nel dibattito europeo.
IEP@BU adesso è su Substack, potete iscrivervi qui sotto:
E ci sono molti eventi interessanti nelle prossime settimane, vi consiglio di registrarvi per partecipare (in digitale)
IEP@BU Incoming Events
Which EU Defense Spending to Address the War in Ukraine and Russia?
January 30, 2:30 PM-3:30 PM - ONLINE
There is broad consensus on the need for the EU to increase its defense spending and strengthen its military capabilities. What remains less clear, however, is the ultimate objective of such an effort that the EU needs
Should the EU’s top priority be to support Ukraine’s resistance in the short term, or to build a robust deterrence—primarily against Russia—over the medium term? Can it effectively pursue both goals simultaneously? And when it comes to the eastern front, what security approach should the EU adopt?
Drawing on the recent IEP@BU Policy Brief Before Vegetius: Critical Questions for European Defense, this discussion will explore how the EU can address these pressing strategic challenges.
Speakers:
Olesya Vinhas de Souza is a leading defense analyst with expertise in Russian security issues and cybersecurity at the NATO Defense Council.
Andrea Gilli is a lecturer in Strategic Studies at the University of St Andrews, IEP@BU research fellow, and co-author of the IEP@BU Policy Brief Before Vegetius: Critical Questions for European Defense.
Stefano Feltri is the IEP@BU communication advisor.
Please, REGISTER HERE
When Will Germany Be Back?
February 24, 2:30 PM-3:30 PM - ONLINE
The day after the federal snap election, we will explore the European consequences of the vote against the backdrop of Germany’s economic challenges.
In November 2024, a coalition government collapsed when Chancellor Olaf Scholz dismissed Finance Minister Christian Lindner, highlighting Germany’s ongoing struggle to balance its political ambitions, renewed security priorities, and stringent budget rules.
For the first time in decades, the European Union faces a dual leadership vacuum in Germany and France—two pivotal member states in EU politics.
Meanwhile, geopolitical and economic challenges continue to escalate: the war in Ukraine demands unwavering commitment from the EU's leading states and institutions, and Donald Trump’s return to power introduces uncertainty to global economic and multilateral governance.
Join us as we debrief the European implications of the German federal elections with Wolfgang Munchau and Diana Pieper.
Speakers:
Wolfgang Munchau is one of the foremost commentators on EU economic and political affairs. He is the director of Eurointelligence and the author of the recent book Kaput: The End of the German Miracle.
Diana Pieper is a Berlin-based journalist with Die Welt and an IEP@BU Media Fellow.
Stefano Feltri, IEP@BU communication advisor, will moderate the conversation.
Please, REGISTER HERE
Ringrazio ancora Federica Tourn per questo lavoro approfondito e preciso 👏👏👏
due pezzi lo stesso giorno sullo stesso argomento e ripetendo fino alla noia il contenuto dei pezzi precedenti. Repetita iuvant sed barbosa stufant, diceva il mio prof di latino al liceo, Giampaolo Feltri