Il momento della verità per la destra

Di fronte al disastro sui mercati finanziari innescato dai dazi, Salvini e Meloni devono decidere se continuare a difendere il trumpismo o evitare le macerie

Matteo Salvini è sicuramente uscito rafforzato dal congresso della Lega perché ha dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che non esiste un'alternativa a Matteo Salvini. Questo è il suo partito e così sarà da qui in avanti

Nicola Imberti

Molti si aspettavano che durante il weekend l’amministrazione Trump rivedesse la sua linea sui dazi che già alla fine della scorsa settimana avevano causato crolli dei mercati finanziari comparabili a quelli del fallimento di Lehman Brothers nel 2008 e della pandemia nel 2020.

Non è successo, anzi,il presidente americano è più convinto che mai di essere sulla strada giusta e si auto-celebra sui social: il prezzo del petrolio scende, il dollaro si indebolisce, i prezzi del cibo sono in calo.

Questo che Trump saluta come un miracolo dovuto ai dazi è la conseguenza del fatto che i mercati si preparano a una recessione americana, forse mondiale, una catastrofe economica innescata proprio dai dazi. E in tempi di recessione, i prezzi scendono, ma salgono i disoccupati, la rabbia sociale, e - di solito - i governi in carica non vengono rieletti.

Ora che il trumpismo ha raggiunto il suo apice di sfida alla logica e allo status quo - almeno l’apice fin qui, ma ci aspettano quasi altri quattro anni - per tutte le destre che finora hanno guardato con simpatia o strumentale fiducia al presidente americano arriva il momento di scegliere.

Il dilemma è il seguente: seguire Trump nel suo progetto di scardinare l’ordine mondiale per come l’abbiamo conosciuto, o prenderne le distanze per non essere travolti dalle macerie?