Il lungo suicidio di Israele
Quello che sta succedendo a Gaza è la premessa per l’odio eterno dei sopravvissuti e per nuovo terrorismo. Lo Stato ebraico non potrà più garantire quella sicurezza che la sua ragion d'essere
Anche se il progetto di alcuni “falchi” israeliani di svuotare dagli arabi Gaza e anche la Cisgiordania andasse a buon fine, il risultato sarebbe inevitabilmente l’inizio di una nuova fase di guerriglia terrorista contro gli israeliani
Manlio Graziano
Israele sta mettendo in atto un lungo suicidio. Il che non significa però che un’altra creatura politica – la Palestina – ne erediterà le terre e il trono. E il “diritto internazionale” si impiglia nelle sue insanabili contraddizioni.
Come si sa, gli Stati Uniti hanno sospeso l’invio di alcune armi a Israele, anche se "miliardi di dollari di armi statunitensi sono ancora in corso di spedizione, tra cui proiettili per carri armati e kit che trasformano le bombe a caduta libera in armi di precisione”, come ricorda The Times of Israel del 10 maggio.
Tra le varie reazioni a quello che sembra essere poco più che un gesto simbolico essenzialmente a uso della politica interna americana, si segnala quella del primo ministro Benjamin Netanyahu, per il quale Israele proseguirà la sua guerra «anche da solo», «come nel 1948», all’epoca della prima guerra contro gli arabi.
Netanyahu sa che la sua affermazione contiene due errori.
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