Appunti - di Stefano Feltri

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Il dossier segreto su Vance e la censura

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Nel dibattito tra candidati vicepresidenti c'era un grande assente: il documento rubato da hacker iraniani che circola, ma Elon Musk ha deciso che nessuno deve leggerlo

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Stefano Feltri
ott 03, 2024
∙ A pagamento
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Il dossier segreto su Vance e la censura
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Donald Trump - e forse JD Vance - è sicuramente un pericolo per la democrazia, ma Elon Musk è un pericolo molto maggiore

Il confronto tra gli aspiranti vice presidenti degli Stati Uniti non ha regalato grandi emozioni: il Democratico Tim Walz ha fatto la sua parte di solido politico locale del Midwest, che deve rassicurare chi teme che Kamala Harris sia troppo radicale, troppo donna, troppo nera. 

JD Vance era quello che aveva tutto da perdere nel dibattito: Trump aveva scelto il giovane senatore dell’Ohio a luglio, quando pensava di affrontare Joe Biden e di avere la Casa Bianca già in mano. 

Vance è l’ideologo del populismo che a un Trump sempre più sconnesso e ripetitivo mancava, ma nonostante il suo successo di scrittore con Elegia americana e la formazione a Yale, l’ex ragazzo dell’Ohio è incline alle gaffe e negli ultimi tre mesi ha fatto solo danni. 

Prima le frasi riemerse dal passato sulle donne senza figli come Kamala Harris che sono tristi “gattare”, poi la bufala sugli immigrati di Haiti che mangiano cani e gatti degli abitanti di Springfield, Ohio, rilanciata da Trump nel dibattito con Harris a settembre. 

L’argomento più interessante del dibattito tra i vice presidenti che si è tenuto nella notte tra 1 e 2 ottobre è quello che non avete sentito: la discussione sulla libertà di espressione e sul dossier segreto su Vance rubato da hacker iraniani. 

E’ la prima volta che ne sentite parlare? Inutile che cerchiate su Google, i media americani si stanno autocensurando, e non è la prima volta. 

Il dossier segreto

Ma vediamo i fatti: da mesi l’intelligence americana parla di un’attenzione dell’Iran su Donald Trump che ha a che fare con eventi legati alle vicende di questi giorni in Medio Oriente. Trump è il presidente più ostile all’Iran che gli Stati Uniti abbiano avuto nella loro storia recente: nel 2015 è uscito dall’accordo sul nucleare che l’amministrazione Obama aveva usato per tenere un canale diplomatico sempre aperto con l’Iran. 

Poi gennaio 2020 Trump ha fatto uccidere Qassem Suleimani, il capo della  Forza Quds, cioè delle attività dell’Iran nella regione per destabilizzare Stati Uniti e Israele. In pratica il referente dei gruppi armati che rispondono al regime islamista di Teheran come gli Hezbollah in Libano. 

Fonti dell’intelligence hanno parlato addirittura di progetti di attentato contro Trump, per evitare che tornasse alla Casa Bianca, e poi di un attacco hacker per acquisire documentazione che potesse danneggiare la sua campagna. L’attentato, almeno quello iraniano, non c’è stato ma l’attacco hacker sì, prima dell’estate. 

Uno dei documenti acquisiti e poi diffusi dagli hacker iraniani è il cosiddetto vetting file su JD Vance preparato in vista della possibile indicazione come candidato vice presidente. In pratica è un lungo rapporto di 271 pagine nel quale vengono analizzati tutti i punti deboli di Vance come possibile numero due. Le dichiarazioni incoerenti, gli errori di gioventù, le frequentazioni problematiche. 

Grazie al dossier segreto scopriamo per cosa sta la sigla “JD”

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