Il caos dopo il letargo
La Francia ha rimosso per decenni il problema di conti pubblici fuori controllo. Ora deve affrontarlo con il governo più debole di sempre. E Macron ha i suoi piani (rischiosi)
Lo Stato, per i francesi, ha il dovere non solo di proteggerli, ma di soddisfare ogni loro bisogno. Per ogni problema, e non solo per il Covid, tutti esigono sempre solo la stessa soluzione: ottenere più soldi
Manlio Graziano
I recenti avvenimenti della vita politica francese potrebbero servire da libro di testo per chi si cimenti nello studio del populismo e per chi voglia cercare di capire le vittorie a cascata dei populisti in generale e di quelli dell’estrema destra in particolare dentro e fuori Europa.
Governare senza il parlamento
Riepiloghiamo: il presidente Emmanuel Macron ha convocato le elezioni anticipate a inizio luglio, le ha perse sonoramente, e quindi ha messo in piedi un governo sostenuto da due partiti votati rispettivamente dal 13 per cento (il partito di Macron) e dal 4,3 per cento i superstiti gollisti) dell’elettorato, che totalizzano 198 seggi all’Assemblea nazionale (camera bassa) su 577.
Tra l’altro, il sostegno del partito di Macron al governo capeggiato da Michel Barnier, scelto da Macron, è condito di mugugni e di precoci distinguo.
Ricordiamo che il sistema istituzionale francese garantisce al presidente della Repubblica poteri molto ampi, più che in qualunque altro paese democratico. Tra quei poteri vi è anche la facoltà di dar vita a governi privi di maggioranza parlamentare e di far passare leggi cruciali nonostante l’opposizione del parlamento.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.