Hanno paura di noi
Il vicepresidente americano Vance va al summit di Parigi sull’intelligenza artificiale a dettare le sue condizioni all'Europa: teme le regole Ue sul digitale
Le piattaforme digitali e in particolare Elon Musk sono così potenti da scegliere e controllare il presidente degli Stati Uniti, ma temono l’Unione europea. La possono deridere, considerare burocratica, lenta, ma la temono eccome
I vertici internazionali come l'AI Action Summit di questi giorni a Parigi non vanno misurati sulla base delle conseguenze concrete. Servono però a cogliere indizi, a misurare l’evoluzione delle consapevolezze condivise intorno a questioni molto complesse che poi verranno sviscerate in appositi tavoli tecnici.
E questo vertice di Parigi, fortemente voluto dal presidente francese Emmanuel Macron, ci dice molte cose.
Quella più importante è che gli Stati Uniti di Donald Trump hanno dichiarato una guerra legale all’Unione europea che ha un unico obiettivo, molto preciso: non vogliono che le piattaforme digitali americane siano limitate dalle regole europee, in particolare dal Digital Service Act sulla disinformazione e dall’Artificial Intelligence Act che regola il settore nascente dell’intelligenza artificiale.
Se volete leggerla in un modo più costruttivo e meno difensivo, le piattaforme digitali e in particolare Elon Musk sono così potenti da scegliere e controllare il presidente degli Stati Uniti, ma temono l’Unione europea. La possono deridere, considerare burocratica, lenta, ma la temono eccome.
Questo è il messaggio affidato al vicepresidente americano JD Vance, alla sua prima uscita internazionale. E già da questa scelta - mandare Vance al vertice di Parigi sull’intelligenza artificiale - si può capire parecchio.
Le richieste di Vance
Vance è uno scrittore di successo, con il suo memoir Elegia americana dedicato ai bianchi poveri e dimenticati dell’Ohio, ma dal punto di vista professionale e politico è una creatura di Peter Thiel, il decano dei signori della tecnologia, fondatore di PayPal, tra i primi investitori di Facebook, poi fondatore dell’azienda di cybersicurezza Palantir. E tra i primi, già nel 2016, a sostenere Donald Trump con una convinta adesione ideologica, non soltanto per mera convenienza.
Vance, dopo aver frequentato la scuola di legge di Yale, ha praticamente lavorato soltanto per Peter Thiel o in aziende fondate da Thiel.
Nella fase finale della campagna elettorale 2024 e nelle prime settimane dopo l’insediamento della nuova amministrazione, è poi stato completamente oscurato da Elon Musk che ha agito come un co-presidente.
Adesso, alla sua prima uscita significativa, JD Vance si presenta proprio come è percepito da molti: il portavoce di quella parte di Silicon Valley che si è convertita al trumpismo e che vuole usare la nuova amministrazione come il più efficace strumento di lobbying disponibile per smantellare le regole europee, unico vero argine allo strapotere delle Big Tech.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.