Appunti - di Stefano Feltri

Appunti - di Stefano Feltri

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Finis Europæ?
Appunti di Geopolitica

Finis Europæ?

Mentre trema per l’arrivo di Trump, l’Europa procede verso il disastro con la Francia persa nella stessa spirale che ha portato alla Brexit

Avatar di Manlio Graziano
Manlio Graziano
gen 15, 2025
∙ A pagamento
27

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Finis Europæ?
4
3
Condividi

Usando contro la Groenlandia e Panama le stesse motivazioni care a Putin (per l’Ucraina) e a Xi Jinping (per Taiwan), Trump ha sdoganato le ragioni di quelli che erano stati presentati fin qui come i nemici irriducibili di Washington

Manlio Graziano

Mentre in questi giorni tutti hanno gli occhi puntati su Washington, l’Unione europea sta lentamente ma inesorabilmente scivolando verso un definitivo declino. Nel 1918, il filosofo tedesco Oswald Spengler pubblicò un libro dal titolo Il tramonto dell'Occidente; da allora fino ai giorni nostri, con La sconfitta dell’Occidente dello storico francese Emmanuel Todd, non ha fatto che ingrossarsi il coro di coloro che hanno proclamato la fine di questo impalpabile oggetto politico chiamato, appunto, «Occidente».

Ho scritto a varie riprese che l’«Occidente» è un concetto sfuggente che ciascuno dei paesi detti «occidentali» usa per le proprie battaglie politiche, anche contro altri paesi «occidentali».

In particolare, dopo il 1949, è stato usato dagli Stati Uniti per cooptare gli europei all’interno di un club di destini certamente condivisi, ma le cui regole erano state scritte a Washington. Ma non mi dilungherò su questo.

Anzi, fingerò qui di accettare la nozione corrente di «Occidente», per dire che questo 2025 potrebbe essere l’anno in cui il club si scioglierà, con la crisi sempre più convulsa del suo fondatore e, dall’altra parte dell’oceano, la decomposizione dell’Unione europea.

Per quel che riguarda il fondatore del club, gli Stati Uniti, Donald Trump ha gettato le basi per una rapida accelerazione della sua crisi strutturale prima ancora di entrare in carica.

La sua recente conferenza stampa è andata in questa direzione su tre fronti. In primo luogo, usando contro la Groenlandia e Panama le stesse motivazioni care a Putin (per l’Ucraina) e a Xi Jinping (per Taiwan), ha sdoganato le ragioni di quelli che erano stati presentati fin qui come i nemici irriducibili di Washington.

Aggiungendovi il Canada, ha spinto tutti quelli che erano stati presentati fin qui come gli alleati degli Stati Uniti a cercare il modo di allontanarsi il più in fretta possibile da questo ingombrante e tracotante fratello maggiore, magari andando a cercare controassicurazioni altrove. Infine, minacciando a raffica nuove tariffe doganali contro tutti, e soffiando sul fuoco della deportazione di massa di milioni di immigrati, Trump prepara le condizioni per un inevitabile collasso economico del suo stesso Paese.

La paralisi europea

Dall’altra parte dell’oceano, la Francia e la Germania sono nel tunnel di una crisi politica senza precedenti. Il 23 febbraio prenderemo la misura della febbre della Germania, che potrebbe rivelarsi più acuta di quello che i pacati commentatori politici vaticinano.

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Già abbonato a pagamento? Accedi
Un post ospite di
Manlio Graziano
Manlio Graziano, teaches Geopolitics at Sciences Po Paris, at la Sorbonne. He is the founder of the Nicholas Spykman International Center for Geopolitical Analysis. He published several books
© 2025 Stefano Feltri
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi