Appunti - di Stefano Feltri

Appunti - di Stefano Feltri

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Fatti e parole
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più
Appunti di Geopolitica

Fatti e parole

A che punto è davvero la trattativa tra Trump e Putin sulla tregua in Ucraina? Dopo la telefonata tra i due sono arrivate le bombe. I calcoli confusi degli Usa, le fragilità della Russia

Avatar di Manlio Graziano
Manlio Graziano
mar 20, 2025
∙ A pagamento
28

Share this post

Appunti - di Stefano Feltri
Appunti - di Stefano Feltri
Fatti e parole
Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più
8
1
Condividi
Il celebre incontro in Finlandia del 2018 tra Putin e Trump

Non si può escludere che Trump e la sua ghenga sognino un triumvirato di «uomini forti» alla testa del mondo formato da Trump, Putin e Xi, che, in quel caso, diventerebbe immediatamente un quadrumvirato con l’adesione di Narendra Modi

Manlio Graziano

Alla telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin è succeduto, a distanza di qualche ora, un nuovo intenso bombardamento dell’Ucraina.

Così stanno le cose: i fatti smentiscono le parole, e le parole i fatti. Capire a che punto sia la trattativa per la fine della guerra in Ucraina – che Trump aveva assicurato poter concludere entro il 21 gennaio, ventiquattr’ore dopo essere entrato alla Casa Bianca – è più affare da allibratori che da analisti politici: chiunque vi dirà che va a finire così o va a finire cosà tira a indovinare, perché nessuno può sapere cosa frulli in capo a Donald Trump, e il dubbio che non lo sappia neppure lui è più che lecito.

Cosa voglia Putin, invece, è assai più trasparente: trasformare l’Ucraina in un’altra Bielorussia.

Era il suo scopo quando vinceva le elezioni grazie al Donbass e alla Crimea, è rimasto il suo scopo quando ha constatato che le elezioni non gliele avrebbero più fatte vincere, e allora si è preso il Donbass e la Crimea.

Ma le sue mire – sue e dei suoi sodali che guidano la Russia, naturalmente – restano quelle di una neutralizzazione della marca Ucraina, la «frontiera» (questo il significato della parola krajina nelle lingue slave) sud-ovest della Russia.

Con la prospettiva di trovare il modo di neutralizzare anche gli ex-satelliti europei dell’URSS e farne di nuovo il buffer con il resto dell’Europa, come ai bei tempi della guerra fredda.

Ovviamente, la Russia non ha le carte – come direbbe Trump – per realizzare quei suoi sogni di gloria.

Non le ha mai avute: quando si è presa la metà centro-orientale dell’Europa, nel 1945, è riuscita a farlo perché gli Stati Uniti glielo hanno consentito.

Ma, mi si ribatterà, i russi erano arrivati a Berlino, e a Praga, e a Vienna, e a Budapest. Vero, ma:

1) nel 1814 i russi sono arrivati a Parigi, ma non per questo i britannici li hanno lasciati occupare la Francia, e nemmeno nessuno dei territori attraversati per arrivare a Parigi (mezza Polonia l’avevano già presa alla fine del secolo precedente);

2) nel 1877, i russi sono arrivati alle porte di Istanbul, ma, al tavolo delle trattative, la coalizione di tutti gli altri Paesi europei li ha ricacciati indietro;

3) nel 1945, per lasciare i russi arrivare nelle capitali dell’Europa centro-orientale, gli americani hanno rallentato o sospeso le loro avanzate e, nel caso della Germania, hanno persino dato ai russi e alla loro futura repubblica tedesca fantoccio una parte del territorio che avevano conquistato.

Non sappiamo cosa abbia in testa Trump, ma sappiamo qual è stata la linea strategica americana fin dal 1945 (e probabilmente fin dal 1919): tenere divisa l’Europa e tenere i russi fuori dalla portata di ogni possibile intesa con l’Europa.

Piccola precisazione semantico-geopolitica: quando scrivono la parola «Europa», gli strateghi americani leggono «Germania».

I vincoli della Russia

Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni

Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.

Already a paid subscriber? Accedi
Un post ospite di
Manlio Graziano
Manlio Graziano, teaches Geopolitics at Sciences Po Paris, at la Sorbonne. He is the founder of the Nicholas Spykman International Center for Geopolitical Analysis. He published several books
© 2025 Stefano Feltri
Privacy ∙ Condizioni ∙ Notifica di raccolta
Inizia a scrivere.Scarica l'app
Substack è la casa della grande cultura

Condividi

Copia il link
Facebook
Email
Notes
Più