Dieci rivoluzioni
Oggi presento il nuovo libro, pubblicato da Utet, alla trasmissione Quante storie, su Rai3 alle 12.45. In anteprima, per la comunità di Appunti, le prime pagine
In un paese che si crogiola ancora nel mito delle sue bellezze, delle sue eccellenze di territorio, del buon vivere (tutte cose che ormai latitano o sono consunte, le rivoluzioni in corso nell’economia mondiale arrivano attutite, o deformate al punto da renderle irriconoscibili
Buongiorno a tutte e tutti,
spero abbiate passato un buon weekend. Oggi vado a presentare il mio nuovo libro alla trasmissione di Giorgio Zanchini, Quante storie, su Rai3 alle 12.45.
E’ una delle trasmissioni più importanti per i libri, perché tra le pochissime dove si discute davvero del contenuto del volume, invece che commentare soltanto l’attualità e citare di sfuggita il titolo.
Per i vari impegni di questa fase della mia vita - familiari e professionali - non sto frequentando la tv come qualche anno fa, dunque Quante storie è particolarmente importante per i destini del libro.
Nell’era di Amazon, ormai, i destini dei saggi si decidono nelle prime settimane dopo l’uscita: se il libro parte bene, sale un po’ nelle classifiche, poi si innesca una dinamica virtuosa che lo rende visibile, dunque più persone lo acquistano, la visibilità aumenta ancora e così via.
Dopo poco, arrivano altre novità, e o ti sei conquistato un po’ di attenzione, oppure la pioggia di titoli che ogni settimana sommergono scaffali fisici e virtuali renderà quasi impossibile che i potenziali lettori si accorgano del tuo libro.
Mi sembrava quindi il momento giusto per condividere con la comunità di Appunti le prime pagine introduttive e una delle prime recensioni uscite.
Alle 18 di oggi, invece, ci possiamo incontrare di persona alla Feltrinelli di piazza di Torre Argentina, sempre a Roma, per presentare il libro Riavviare il sistema di Valerio Bassan, del quale avete letto qui su Appunti.
Per chi se l’è perso, vi ricordo che trovate su Appunti l’analisi di Manlio Graziano che spiega le implicazioni dell’attacco dell’Iran a Israele.
Buona giornata,
Stefano
Parliamo sempre delle stesse cose
Ci sono molte spiegazioni del declino italiano: la struttura delle imprese, troppo piccole, la bassa natalità, il peso del debito pubblico…
Io ne vorrei proporre una meno tecnica e più semplice: parliamo sempre delle stesse cose e non ci accorgiamo del mondo che cambia intorno a noi finché non è già troppo tardi.
C’è il problema del costo del debito pubblico, la necessità di fare un po’ più deficit per pagare qualche misura elettorale, l’ennesima tensione con i sindacati sugli esuberi di Alitalia, il rischio che l’acciaieria Ilva chiusa, una qualche crisi del Monte dei Paschi di Siena… E poi ancora la riscoperta del lavoro manuale, la celebrazione del Made in Italy, i dibattiti estivi sui giovani che non hanno più voglia di accettare lavoretti malpagati.
Certo, lo sappiamo che intorno a noi succedono cose, che il mondo va avanti. Ma quei cambiamenti arrivano spesso così filtrati che non ci rendiamo conto di quale impatto possano avere sulle nostre vite finché non é troppo tardi.
In un paese che si crogiola ancora nel mito delle sue bellezze, delle sue eccellenze di territorio, del buon vivere (tutte cose che ormai latitano o sono consunte, le rivoluzioni in corso nell’economia mondiale arrivano attutite, o deformate al punto da renderle irriconoscibili.
Ognuna delle rivoluzioni raccontare nel libro sembra avere la sua versione caricaturale italiana.
L’intelligenza artificiale potrebbe cambiare il mondo come l’energia elettrica o determinare la fine della specie umana, a seconda di come viene regolata o applicata.
Ma in Italia è soprattutto lo spunto per una tradizionale polemichetta da palazzi romani: il governo nomina l’85enne Giuliano Amato alla presidenza di un comitato algoritmi che deve farsi un’idea del tema, poi Amato si dimette perché criticato dalla premier che, a sua volta, aveva attaccato.
Queste schermaglie ottengono molta più attenzione che le tecnologie alla base di ChatGpt.
Negli Stati Uniti l’autorità che vigila sulla Borsa cerca di riportare l’ordine nel casino delle criptovalute, in Italia il più noto degli influencer, Fedez, lancia un podcast di educazione finanziaria e dedica la prima puntata ai Bitcoin.
Negli stessi mesi fallisce la prima piattaforma italiana di trading sulle criptovalute, The Rock Trading, anticipo del crac su scala molto più grande di FTX pochi mesi dopo, tra Bahamas e Stati Uniti.
I paesi seri si interrogano da anni su come gestire le ambizioni crescenti della Cina, sempre più assertiva in politica estera ma con un’economia piagata dai troppi investimenti nel settore immobiliare.
Nel 2019 l’Italia è l’unico paese del G7 ad aderire al piano di espansione globale della Via della Seta (per esportare più arance, diceva una indimenticabile comunicazione social dei Cinque stelle allora al governo), poi nel 2023 il governo Meloni ne esce senza spiegare granché.
Mentre l’Unione europea si pone il problema di come arginare le imminenti importazioni di auto elettriche che le aziende cinesi hanno imparato a fare meglio di quelle europee e perfino di Tesla, il governo italiano fa lobbying a difesa del motore a scoppio e dei biocarburanti.
Di fronte alla crisi della globalizzazione, che riduce le prospettive di crescita dei paesi più ricchi e condanna alla povertà quelli che si pensavano emergenti, l’Italia reagisce con il divieto delle parole in inglese, e con la celebrazione del cibo italiano da proteggere contro pericolose innovazioni come la carne coltivata in laboratorio.
Lo scollamento più evidente dalla contemporaneità è sulla crisi ecologica: il dibattito pubblico italiano si perde ancora nelle discussioni su quanto caldo fa a luglio e se certe piogge a settembre sono eccessive, mentre a livello europeo, negli Stati Uniti, in Cina, tutta la politica industriale si riconfigura intorno alle sfide della transizione ecologica. Che, peraltro, hanno bisogno di risorse pubbliche e private enormi, che richiedono scelte drastiche di priorità, soprattutto per i paesi ad alto debito come l’Italia.
L’Italia, insomma, si sta perdendo le dieci rivoluzioni in corso di cui tratta questo libro.
Facile dare la colpa a una classe dirigente sempre troppo provinciale e privata dei suoi elementi migliori che fanno carriera all’estero. Ma le responsabilità sono un po’ condivise, con tutti.
Molte di queste rivoluzioni riguardano materie complesse. Dibattiti come quello sulla tassazione delle emissioni inquinanti sono molto tecnici, soltanto un piccolo gruppo di esperti riesce a padroneggiarli, un numero ancora più piccolo di giornalisti prova a tradurli ma riesce a raggiungere minoranze di lettori, probabilmente quelli che già hanno convinzioni forti sull’argomento.
La frammentazione del dibattito pubblico in sfere quasi impenetrabili di competenze specialistiche è un problema democratico. Perché dalle rivoluzioni discusse in queste pagine dipende il destino del nostro mondo assai più che dalle prossime elezioni politiche.
Il libro Dieci rivoluzioni in corso nell’economia globale (che l’Italia si sta perdendo) è quindi un tentativo di permettere a tutti di farsi un’idea della posta in gioco e delle scelte di fondo ancora da prendere.
Dopo quindici anni nelle redazioni dei giornali, mi sono trovato all’improvviso senza più l’obbligo di dover seguire la tipica gerarchia di priorità imposta dall’agenda mediatica italiana, tutta sbilanciata sulla politica interna.
Ho scritto questo libro per condividere con lettrici e lettori questa esperienza e, spero, trasmettere loro un senso di liberazione e curiosità che la cappa dell’eterno ritorno degli stessi temi ricorrenti nel dibattito italiano finisce per soffocare.
La recensione
di Tullio Fazzolari
La cattiva abitudine è parlare sempre di quelli che sembrano gli argomenti del giorno. E in realtà sono gli avvenimenti di ieri.
A rimorchio di giornali e televisione si finisce per interessarsi soltanto di quanto è già successo. La tendenza all’informazione day by day è sembra particolarmente radicata nell’opinione pubblica italiana.
Il risultato è che ogni evento, dallo scandalo giudiziaria alla tragedia sul lavoro, dalle tensioni internazionali alle crisi economiche, viene vissuto come fosse un’emergenza inattesa mentre in molti casi era prevedibile con un po’ di lungimiranza. E spesso basta allargare l’orizzonte e vedere con maggiore attenzione che cosa sta succedendo nel resto del mondo.
Ed è esattamente quello che fa Stefano Feltri con 10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo (Utet, 240 pagine, 19 euro).
Gli argomenti affrontati, dall’intelligenza artificiale alle criptovalute fino alla transizione ecologica, sono tutt’altro che sconosciuti ma nelle cronache quotidiane sono spesso trattati con un tocco di superficialità o con un linguaggio da addetti ai lavori.
Feltri riesce, invece, a inquadrarli in un’ottica planetaria raccontando nella maniera più accessibile quanto sta già avvenendo altrove ma presto potrebbe riguardare anche noi.
Il webinar
Vi aspetto oggi per un webinar importante organizzato con l’Institute for European Policymaking della Bocconi. Si parla di Global minimum tax. Che non è più soltanto un’utopia. Ma può funzionare?
Per registrarsi, qui c’è il link
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Il Podcast: La Confessione
Ascolta La Confessione, il podcast di inchiesta che rivela per la prima volta da dentro come funziona il sistema di copertura e insabbiamento degli abusi sessuali nella Chiesa cattolica italiana. Un podcast realizzato da Stefano Feltri, Giorgio Meletti e Federica Tourn, realizzato grazie al sostegno della comunità di Appuni
Analisi geopolitica con Manlio Graziano
Appunti è Media Partner della scuola di analisi geopolitica curata da Manlio Graziano, firma di Appunti. Trovate tutte le informazioni qui sotto. Una settimana, a giugno 2024, tutto online
Visto Quante storie (che non mi perdo mai, una delle poche trasmissioni guardabili in Tv).
Complimenti e speriamo che in tanti leggano il libro.
Di solito non guardo trasmissioni televisive durante la giornata, men che mai all’ora di pranzo, ma oggi farò un’eccezione