Cose lette, viste, sentite: Hezbollah in Libano e la guerra di Nasrallah
Un podcast con il giornalista Riccardo Cristiano, grande esperto di Libano ed Hezbollah. Si può aprire un secondo fronte di guerra a Nord di Israele?
Buongiorno a tutte e tutti,
le cose in Medio Oriente si stanno facendo sempre più complicate. Ci sarebbe anche altro di cui scrivere, ma bisogna continuare a occuparsene.
La situazione dei palestinesi intrappolati a Gaza è drammatica. Non è ben chiaro quale sia la strategia di Israele, ma è ormai evidente che qualunque sia l’obiettivo finale comporta una quantità di vittime innocenti intollerabili.
Soltanto gli Stati Uniti possono fermare il premier Benjamin Netanyahu che, come temevano i più scettici, pare molto più preoccupato di trovare il modo di rimanere al potere che di garantire la sicurezza degli ostaggi israeliani e di una popolazione traumatizzata dagli attacchi del 7 ottobre.
Purtroppo in Italia questa catastrofe umanitaria, sempre in bilico tra crisi regionale e conflitto globale, è stata ormai riportata alla più maneggevole dimensione di una polemichetta giornalistica tra Francesco Merlo di Repubblica e Zerocalcare.
Caro Zerocalcare, stavolta il risultato è stato pessimo: la scelta di non andare a Lucca Comics a causa del patrocinio dell’ambasciata israeliana invece di attirare l’attenzione sulla guerra l’ha attirata sui fumettisti. Non un grande successo.
Comunque, per rimettere le questioni sul piano su cui dovrebbero stare, vorrei condividere con voi alcuni elementi utili a capire le prossime tappe.
Il rischio è che la guerra di Gaza diventi regionale, con il coinvolgimento dell’Iran o delle sue emanazioni. A quel punto forse Netanyahu riuscirebbe a rimanere al potere - perché non si cambia governo in piena guerra - ma il presidente americano Joe Biden faticherebbe ancora di più a evitare catastrofi.
Ieri ha parlato in diretta televisiva il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, con un discorso annunciato da giorni e atteso come quello di un protagonista della nuova geopolitica.
E già questo indica che i gruppi dell’islam radicale e terroristico hanno ottenuto il risultato più importante per loro, grazie alla strage del 7 ottobre: tutto il Medio Oriente, e anche il resto del mondo, è appeso alle mosse di Hamas a Gaza e di Hezbollah in Libano.
Secondo l’analisi del quotidiano israeliano Haaretz, Nasrallah ha dato tre messaggi:
l’attacco del 7 ottobre era “al cento per cento palestinese”, che significa non coinvolgere l’Iran, grande sostenitore di Hamas e creatore di Hezbollah
I gruppi regionali della “resistenza” non erano informati (quindi non prendetevela con Hezbollah)
Il vero bersaglio sono gli Stati Uniti, responsabili della tragedia, e questo si riconnette alla tradizionale ostilità iraniana e del mondo islamista sciita verso il “grande Satana americano”
Un discorso molto attento a rispettare l’equilibrio tra esibizioni di potere e necessità di evitare di dimostrarlo.
Per capire meglio cosa sta succedendo e come interpretare il discorso di Nasrallah, ho chiesto aiuto a Riccardo Cristiano, che ho conosciuto da poco ma che, grazie alla sua lunga esperienza in Medio Oriente e ai tanti rapport nell’area, soprattutto a Beirut, è la persona più adatta per fare un po’ di chiarezza.
A lungo giornalista Rai, dopo aver lavorato per diversi anni in Medio Oriente, Riccardo Cristiano è diventato vaticanista del Giornale Radio Rai in occasione del Giubileo del 2000. Nel 2010 viene nominato coordinatore dell’informazione religiosa di Radio Rai e pochi anni dopo ha fondato l’associazione «Giornalisti amici di padre Dall’Oglio». Oggi scrive, tra l’altro, su Settimana News dove cura un “diario di guerra”.
Qui sotto trovate poi un po’ di appunti miei che spero aiutino anche voi a mettere ordine. Su Hezbollah e le milizie che rispondono all’Iran.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Appunti - di Stefano Feltri per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.