Cose lette, viste e sentite: le elezioni di Taiwan e il rischio della guerra con la Cina
Le elezioni del 13 gennaio sono decisive per l'isola dei semiconduttori e per il mondo. La rubrica di Appunti per abbonate e abbonati
(Un post Instagram del ministero degli Esteri di Taiwan che solidarizza con l’Ucraina)
Buongiorno a tutte e tutti,
il 2024 inizia con la guerra che si allarga, dopo i raid in Siria, Stati Uniti e Gran Bretagna che hanno colpito lo Yemen, per fermare gli attacchi delle milizie Houthi, sostenute dall’Iran, ai mercantili nel Mar Rosso.
Oggi si vota a Taiwan, che è l’altro eterno - per fortuna soltanto potenziale, per ora - fronte di tensione.
Qui, per abbonate e abbonati, vorrei mettere in fila un po’ di appunti utili a orientarsi in quello che succede nell’isola più geopoliticamente sensibile.
I personaggi
Tsai Ing-Wen: è la presidente uscente, ha completato due mandati e non può ricandidarsi. Appartiene al partito DPP. Dopo la sua vittoria nel 2016, Pechino ha interrotto i rapporti ufficiali con Taiwan.
La scorsa primavera, nell’ambito di un viaggio in centroamerica, Tsai ha fatto tappa negli Stati Uniti e ha incontrato l’allora speaker della Camera Kevin McCarthy, il 5 aprile: è stato il vertice di più alto livello tra un esponente delle istituzioni degli Stati Uniti e uno di Taiwan e non è piaciuto alla Cina che ha reagito con tre giorni di esercitazioni militari intorno a Taiwan.
Lai Ching-te: è il delfino di Tsai, vicepresidente, appartiene allo stesso partito, il DPP (Democratic Progressive Party), ed è stato sindaco di Tainan, la quarta città più grande dell’isola. La linea del DPP è quella che Taiwan deve prepararsi a una escalation, creare una propria forza di difesa e legarsi sempre di più agli Stati Uniti.
Nell’analisi di James Crabtree dell'Ecfr, la Cina teme che un nuovo successo del DPP con Lai porti a una formale dichiarazione di indipendenza di Taiwan, una mossa che innescherebbe la reazione di Pechino, specie dopo che il presidente Xi Jinping ha ribadito nel suo messaggio di fine anno che la riunificazione delle due Cine è “una necessità storica”. Un concetto che ha ribadito anche al presidente americano Joe Biden, nel recente vertice a San Francisco.
Già alla precedente vittoria del DPP, Pechino aveva alzato la tensione con sanzioni commerciali ed esercitazioni militari. Molti segnali di questi mesi indicano che potrebbe succedere lo stesso dopo un successo di Lai.
Hou You-ih: è uno dei due sfidanti, membro del partito Kuomintang (KMT), già sindaco di New Taipei. Il Kuomintang è il partito più dialogante con la Cina comunista.
Ko Wen-je: l’altro sfidante, fondatore del Partito del popolo di Taiwan (TPP), è stato sindaco di Taipei, la capitale. Hou e Ko avevano tentato un’alleanza per aumentare le possibilità di battere Lai, ma non è durata: Pechino avrebbe preferito che reggesse.
Il libro di Stefano Pelaggi L’isola sospesa - Taiwan e gli equilibri del mond è uno strumento utile per orientarsi in questi giorni.
Scrive Pelaggi che dagli anni Novanta, quando si completa una lenta transizione democratica di Taiwan iniziata negli anni Settanta, si contrappongono due visioni del rapporto con Pechino:
“Il DPP aveva una posizione di difesa della sovranità taiwanese che spesso sconfinava in una deriva indipendentistica, mentre il Kuomintang sosteneva la necessità di legami sempre più stretti con Pechino, all’interno di un percorso volto all’unificazione.
Votare per una coalizione o per l’altra significava esprimere un’opinione sul rapporto tra Taiwan e la Cina”
Di cosa parliamo
Il libro di Maurizio Scarpari per il Mulino, La Cina al centro, aiuta a ricostruire le tappe fondamentali della vicenda
Nel 1912 nasce la Repubblica di Cina dopo la caduta dell’impero retto dalla dinastia Qing.
Nel 1949 prende il potere il Partito comunista, dopo un lungo scontro con il Partito nazionalista, dal 1927.
Il governo della Repubblica popolare - comunista - si insedia a Pechino e si proclama “unico rappresentante legittimo della Cina”. Quello della Repubblica di Cina, guidato da Chiang Kai-Shek, si ritira sull’isola di Taiwan, e controlla solo alcune altre isole: in teoria doveva essere una soluzione temporanea, in attesa di riconquistare Pechino. E’ diventato un assetto permanente.
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