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Colpirne uno

Il filosofo Leonardo Caffo è stato condannato per le violenze sulla ex compagna, ma presenta il verdetto come se fosse il prodotto delle polemiche. La vittima però è una sola. E non è lui

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Stefano Feltri
dic 11, 2024
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Caffo ha diritto a ogni garanzia processuale, ma la libertà di espressione vale anche per tutti quelli che possono deplorare quanto emerso in corso del processo

Colpirne uno per educarne cento: se cercate su Google, troverete due riferimenti per questo slogan che avrete certo sentito spesso. La prima è una attribuzione a Mao Zedong e alla Rivoluzione culturale cinese, una folle politica repressiva.

Il secondo è all’uso che ne facevano le Brigate Rosse durante gli “anni di piombo”: lo slogan era su un cartello con il quale è stato fotografato il dirigente dell’azienda Sit-Siemens Idalgo Macchiarini, sequestrato nel 1972 dalle Br all’inizio della loro sanguinosa attività.

Di Brigate Rosse - https://www.ansa.it/lombardia/notizie/2018/09/12/morto-macchiarini-primo-sequestrato-br_7e4a0646-af8c-4601-93a2-daeb058e4824.html, Pubblico dominio, https://it.wikipedia.org/w/index.php?curid=9632259

Dopo la condanna in primo grado a 4 anni per le violenze sulla compagna, il filosofo Leonardo Caffo ha usato una variante di questa formula: “Va bene colpirne uno per educarne mille: io sono stato colpito e speriamo che educhino gli altri mille”.

Caffo poi dice ai giornalisti - che nei corridoi del tribunale di Milano gli fanno le solite domande sceme tipo “come sta?” - che non si sente una vittima, ma quella formula - “colpirne uno per educarne mille” - si usa di solito per indicare chi diventa un simbolo e viene colpito per spaventare altri, colpito ingiustamente.

Su una cosa Caffo ha ragione, la sua storia è diventata un simbolo. Ma di cosa esattamente? Di uno squilibrio di genere e di potere.

Soltanto adesso, dopo la sentenza, la sua ex compagna ha fatto qualche dichiarazione, che certifica questo differenziale di potere e di visibilità:

“Questa sentenza conferma una verità che per quasi due anni ho cercato di far emergere, affrontando innumerevoli difficoltà, sia sul piano personale e legale che mediatico. Queste difficoltà non sono un caso isolato, chiunque denuncia una situazione simile si scontra con un sistema che troppo spesso manca di strumenti adeguati per supportare le vittime”.

Di questa giovane donna non faccio il nome, anche se alcuni giornali l’hanno fatto, perché in questa storia c’è anche un minore di mezzo, la figlia della coppia, che è stata vittima due volte. Delle situazioni che ha vissuto in famiglia, e della traccia indelebile che queste lasceranno su Internet per anni e anni.

La donna avanza anche una sua spiegazione per quello che è successo:

“Le vittime di violenza continuano a pagare il prezzo di una profonda carenza nell’educazione sentimentale e di una cultura ancora permeata di pregiudizi. È fondamentale che questa vicenda serva da spunto per riflettere su quanto ci sia ancora da fare per prevenire e contrastare realmente le violenze”.

Leonardo Caffo è stato recente protagonista della polemica intorno alla fiera Più Libri Più Liberi a Roma: prima invitato a presentare il suo libro sull’anarchia pubblicato da Raffaello Cortina editore, poi spinto a ritirarsi dalla reazione ostile, spiegata anche dal fatto che la fiera era intitolata a una vittima di femminicidio, Giulia Cecchettin.

Nella prima fase è stato difeso dalla direttrice della fiera Chiara Valerio, che si era offerta di presentare comunque il libro, anche in assenza dell’autore, in nome del principio della presunzione di innocenza e della separazione tra il libro e la fedina penale dell’autore.

Dopo una nuova ondata di polemiche e boicottaggi, la fiera ha cambiato approccio: niente più libro di Caffo e spazio invece eventi sul tema della violenza di genere.

I fatti e la sentenza

La battuta di Caffo su colpirne uno per educarne mille sembra prestarsi a una sola lettura possibile: poiché il filosofo un tempo noto per le sue battaglie progressiste è diventato un simbolo, è stato colpito per educare molti altri uomini, quasi che assolverlo fosse diventato impossibile visto il clima circostante.

Magari questa sarà una strategia difensiva da usare in appello.

In realtà, come ha osservato l'ex compagna, è la vittima - cioè la donna picchiata - che in questa storia ha avuto difficoltà a raccontare la propria versione.

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