Ci servono più armi?
Nei giorni del vertice Nato di Washington, tutti i Paesi occidentali sembrano determinati a spendere di più per eserciti, tecnologie, carri armati. Ma con quale obiettivo? Ci serve una difesa europea?
Soltanto una vittoria rapida, definitiva, indiscutibile dell’Ucraina contro Putin potrebbe portare maggiore sicurezza all’Europa senza spendere decine o centinaia di miliardi in armi. Purtroppo, non sembra alle viste
Vent’anni fa la Germania aveva 2398 carri armati pesanti da impiegare in battaglia: 670 Leopard 1 e 1728 Leopard 2. Nel 2021, prima che la guerra in Ucraina cambiasse il contesto geopolitico, aveva soltanto 284 Leopard 2 e zero Leopard 1.
Basterebbero questi numeri a chiarire il problema: anche i principali Paesi dell’Unione europea non sono in grado di difendersi e dipendono dalla copertura della Nato, cioè degli Stati Uniti: è il cosiddetto “dividendo della pace”, soprattutto dopo la Guerra fredda abbiamo risparmiato sulle spese militari e quei soldi li abbiamo spesi per welfare, infrastrutture, sprechi vari di spesa corrente, misure clientelari e così via.
Poi è tornata la guerra. Non nel 2022, ma già nel 2014, con l’annessione illegale della Crimea ucraina da parte della Russia di Vladimir Putin: è in quel momento che l’Occidente europeo - Germania esclusa, sempre compiacente con Mosca - inizia a riarmarsi. La decisione di rendere vincolante l’impegno a raggiungere il 2 per cento del Pil per la difesa viene presa al summit Nato in Galles il 5 settembre del 2014, sette mesi dopo l’annessione della Crimea.
Quindi, non credete ai cialtroni che dicono che è la Nato ad aver voluto la guerra per giustificare la propria esistenza e la spesa militare: gli investimenti in armi, eserciti, e tecnologia bellica sono ripartiti dopo - e non prima - che Putin ha compromesso l’integrità territoriale di uno Stato europeo, cioè l’Ucraina.
Preparare la guerra per avere la pace
Nei giorni del vertice Nato di Washington si discute molto di spesa militare, di quanto e come aumentarla.
Nelle capitali europee sembrano non esserci dubbi: bisogna spendere di più, stando ai retroscena dei giornali anche la premier italiana Giorgia Meloni ha promesso un piccolo aumento nel 2025, dall’1,44 per cento del Pil all’1,6 per cento (Repubblica).
Il consenso sulla necessità di spendere di più sembra così trasversale che nessuno si preoccupa più di spiegare qual è l’obiettivo dell’aumento della spesa.
Il segretario uscente della Nato, il norvegese Jens Stoltenberg, ha sottolineato in un saggio su Foreign Affairs che “per essere chiari: la Nato non sta rafforzando le sue difese per provocare la guerra, ma per proteggere la pace”.
Però una guerra già c’è.
Dunque si possono individuare varie ragioni per un aumento della spesa militare europea: 1) per sostenere l’Ucraina nel suo confronto attuale con la Russia 2) per contenere una minaccia russa di lungo periodo alla sicurezza e all’integrità territoriale europea 3) per preparare un conflitto diretto tra Nato e Russia, anche nucleare 4) per integrare a livello Nato le spese che gli Stati Uniti non vogliono più indirizzare in Europa, perché devono concentrarsi in Asia, a gestire la Cina.
La storia recente può essere interpretata in un modo o nell’altro da pacifisti e sostenitori della deterrenza. Questi ultimi possono osservare che il progressivo calo della spesa militare (in percentuale del Pil) fino al 2014 ha incoraggiato Putin a violare l’Ucraina con l'annessione della Crimea. I pacifisti replicheranno che i successivi otto anni di investimenti in ripresa non hanno prevenuto l’invasione dell’Ucraina nel 2022.
Guardate i grafici qui sotto presi da un importante paper che Carlo Cottarelli e Leoluca Virgadamo hanno appena pubblicato per l’Institute for European Policymaking:
Comunque la si pensi su questo, resta il problema che le priorità degli Stati Uniti sono altrove: per il 2024 il Pentagono ha allocato 3,6 miliardi dal suo budget per l’iniziativa “Deterrenza europea” e 14,7 per l’iniziativa “Deterrenza nel Pacifico”. Oggi in Europa ci sono tra gli 85.000 e i 100.000 militari americani, contro i 300.000 che erano dislocati qui durante la Guerra Fredda.
“Questo declino della presenza americana è stato accompagnato da una riduzione della presenza anche delle maggiori piattaforme di combattimento assegnati al Comando americano europeo, inclusi aerei da combattimento, carri armati, veicoli di fanteria, e artiglieria”,
Comunque la si pensi su questo, resta il problema che le priorità degli Stati Uniti sono altrove: per il 2024 il Pentagono ha allocato 3,6 miliardi dal suo budget per l’iniziativa “Deterrenza europea” e 14,7 per l’iniziativa “Deterrenza nel Pacifico”. Oggi in Europa ci sono tra gli 85.000 e i 100.000 militari americani, contro i 300.000 che erano dislocati qui durante la Guerra Fredda.
“Questo declino della presenza americana è stato accompagnato da una riduzione della presenza anche delle maggiori piattaforme di combattimento assegnati al Comando americano europeo, inclusi aerei da combattimento, carri armati, veicoli di fanteria, e artiglieria”, osserva Camille Grand dello European Council on Foreign Relations.
Armarsi per cosa
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