Appunti di Geopolitica, episodio 4: La fine dell'egemonia americana
Puntata conclusiva del primo ciclo con il politologo Manlio Graziano: vi aspettiamo oggi alle 18 a Roma, Feltrinelli di Torre Argentina, per presentare il libro Disordine mondiale
La politica tende a rispondere più alle esigenze della popolarità che non alle esigenze strategiche. Ma a volte le esigenze strategiche devono andare contro, popolarità e questo è un ostacolo che quasi nessuno vuole superare
Manlio Graziano
Buongiorno a tutte e tutti,
oggi alle 18, vi aspetto alla libreria Feltrinelli di piazza di Torre Argentina, a Roma, per una delle - rare ma non così rare - occasioni per vederci di persona.
C’è la presentazione del libro di Manlio Graziano, professore di Geopolitica alla Sorbona di Parigi e a Sciences Po, e una delle firme più apprezzate di Appunti. Poiché Manlio vive a Parigi, averlo a Roma è una occasione preziosa.
In questi giorni è uscito appunto il suo nuovo libro per Mondadori, Disordine mondiale, di cui abbiamo ampiamente parlato qui su Appunti e che è la base di discussione per il podcast in quattro puntate che abbiamo realizzato con Manlio, Appunti di geopolitica.
Ho tenuto appunto per oggi la quarta puntata conclusiva del ciclo, perché idealmente questo breve viaggio nei concetti chiave della geopolitica continua nel libro di Manlio.
In questo quarto episodio arriviamo all’attualità, dopo essere partiti da lontano, dalla pace di Vestfalia nel 1648.
Abbiamo raccontato come si muove il pendolo dall’ordine al disordine mondiale, come lo sviluppo ineguale dei paesi e delle aree generi tensioni che mettono in discussione le egemonie consolidate. Mentre qualcuno declina, qualcun’altro ascende e ambisce a prenderne il posto. E questo succede sempre, non c’è alcun momento che possiamo classificare come stasi.
E quindi è ora di discutere della crisi dell’egemonia americana, di come questo percorso sia avviato su una traiettoria ben riconoscibile e senza ritorno, ma non lineare.
Se la crisi in Medio Oriente rende evidente il caos seguito al progressivo ritiro di Washington dall’area, la guerra in Ucraina ha dato l’illusione che i pilastri dell’ordine mondiale americano fossero ancora in piedi - la garanzia di sicurezza all’Europa, la contrapposizione con la Russia - ma gli Stati Uniti non riescono più a reggere il loro ruolo.
E dopo la fine dell’egemonia Usa, che cosa ci aspetta?
Lo potete sentire nel podcast, o leggere nella conversazione con Manlio Graziano qui sotto, o approfondire nel suo libro.
Buona giornata e, per chi può, a più tardi
Stefano Feltri
Oggi la presentazione a Roma
Appunti di Geopolitica, episodio 4: Dopo l'egemonia americana
Manlio Graziano, nel tuo libro scrivi che forse quello che rimarrà come l’immagine iconica di questa fase geopolitica è la fuga dell'esercito americano da Kabul nel 2021. Poi è arrivata la guerra in Ucraina e la nuova guerra in Medio Oriente. I conflitti odierni sembrano aver riportato un po’ indietro le lancette, con gli Stati Uniti che provano ancora a esercitare il ruolo di poliziotto del mondo, di potenza egemone. Ci riescono? Oppure stiamo già vedendo qualcosa di diverso, che non è più la coda lunga di quello che è stato, ma è l'inizio di qualcos’altro?
Siamo sempre in transizione. Non è che si possa individuare un momento di inizio e un momento di fine preciso per ogni fase. Certo, ci sono dei momenti simbolici, come quello della fuga da Kabul.
Per riassumere con due immagini, potremmo dire che il vero declino americano evidente si situa tra la fuga ingloriosa da Saigon e la fuga ingloriosa da Kabul.
Mi sembra abbastanza evidente che oggi come oggi la capacità degli Stati Uniti di tenere il mondo sotto controllo è sostanzialmente finita.
Gli Stati Uniti sono una potenza che ancora oggi esercita il maggior peso sulla politica internazionale, ma se la si mette su una prospettiva storica, ogni anno che passa si vede la diminuzione della capacità americana di tenere sotto controllo il mondo.
Lo si vede anche dal fatto che Israele non obbedisca più agli Stati Uniti. Questo, secondo me, è un indicatore tra i più chiari della debolezza degli Stati Uniti.
Se non riesci a controllare i tuoi alleati, figurarsi i tuoi nemici.
Ma non solo i tuoi alleati, stiamo parlando di paesi che esistono grazie agli Stati Uniti. Se anche un paese che dipende da te ti fa gli sberleffi, neanche quando tu ti giri, ma proprio in faccia, è proprio la misura dell'impotenza americana.
La guerra in Ucraina è stato un momento di respiro, di sollievo per gli americani perché l'invasione russa ha dato agli Stati Uniti una forza che non conoscevano da decenni e ha chiaramente rivitalizzato la Nato di cui Emmanuel Macron, qualche anno fa, aveva dichiarato lo stato di morte cerebrale. L'ha rivitalizzata, ha ridato un ruolo agli Stati Uniti in Europa che era stato perso da parecchio tempo.
Però anche questa parentesi mi sembra che si stia chiudendo, proprio per la incapacità statunitense di tenere il ritmo.
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