Appunti di Geopolitica, episodio 2: La guerra è inevitabile?
Una serie di podcast con Manlio Graziano per capire quello che succede in un mondo sempre più complicato grazie agli strumenti dell'analisi geopolitica
Se uno dei contendenti non si impone con la violenza sugli altri, l’ordine non c’è. Però se uno dei contendenti non è in grado di imporsi sugli altri contendenti, gli altri contendenti cercheranno di imporsi su di lui
Manlio Graziano
Buongiorno e buona domenica,
in occasione della Giornata della memoria, Vanity Fair mi ha chiesto di scrivere un pezzo piuttosto impegnativo, che cercasse di parlare a lettrici e lettori spiazzati dalla polarizzazione crescente intorno al conflitto a Gaza.
Se vi interessa, lo potete leggere a questo link.
A proposito di guerra, conflitto e memoria, è arrivato il momento del secondo episodio del podcast Appunti di Geopolitica.
Tutta la politica internazionale si può leggere come una competizione per l’egemonia: la potenza in ascesa contende la posizione di primazia all’egemone, che prova a difendersi. Chi è al vertice è destinato a cadere, e di solito il passaggio da un egemone all’altro passa attraverso guerre sanguinose.
L’ordine mondiale è dunque un’illusione, è soltanto la parentesi in attesa della prossima guerra? La guerra è inevitabile?
Questo è l’argomento del secondo episodio di Appunti di Geopolitica, il podcast con Manlio Graziano. E’ una serie di quattro episodi, se volete che continui, potete suggerire argomenti o modifiche a appunti@substack.com
Il podcast è per tutti, la versione scritta per abbonate e abbonati, come ringraziamento per il loro sostegno. A tutti raccomando il libro di Manlio, Disordine mondiale, che presenteremo a Roma il 15 febbraio (a breve i dettagli).
Oggi è domenica, alle 13.30 c'è il mio programma Le Parole dell’Economia su Radio3. Se a quell’ora, come quasi tutti, state mangiando, potete risentirlo in podcast su Rai Play Sound.
Buon weekend,
Stefano Feltri
Manlio Graziano
Manlio Graziano vive a Parigi, dove insegna Geopolitica e Geopolitica delle religioni alla Paris School of International Affairs di SciencesPo e alla Sorbona. Dirige il Nicholas Spykman International Center for Geopolitical Analysis, scrive su Limes, Gnosis e il Corriere della Sera e collabora regolarmente con International Affairs Forum. Il suo ultimo libro è Disordine mondiale (Mondadori) che è diventato lo spunto per la serie di podcast Appunti di Geopolitica.
Puntata 2 - La guerra è inevitabile?
Manlio Graziano che cos’è l’ordine mondiale? È un’illusione? È una condizione provvisoria? È un obiettivo realistico?
È un bellissimo slogan: non ci può essere niente di più appetibile per gli ascoltatori, per le masse, per gli elettori, che una promessa di ordine.
Dal punto di vista politico è uno strumento molto utile perché un’idea che piace non può che attirare il favore popolare verso chi la propone.
In realtà l’ordine mondiale non esiste, non è mai esistito, nel senso che non è mai stato un ordine e non è mai stato mondiale. Questi sono i due concetti fondamentali. Le fasi di ordine sono disordinate, le fasi di disordine hanno degli elementi di ordine.
È la guerra il criterio per misurare la temperatura di un’epoca, oppure ci sono anche altri aspetti che sono rilevanti per qualificare il disordine?
Se fosse solo la guerra vorrebbe dire che non c’è mai ordine. Viviamo in un periodo di disordine caratterizzato dall’assenza di guerra – da noi ovviamente.
In un periodo come quello attuale, di intense trasformazioni e di continue esplosioni di disordine da tutte le parti, la sensazione è di caos, di disordine, di incapacità di tenere sotto controllo la situazione, quindi torniamo all’inizio: tutti quelli che propongono l’ordine sono ben visti, ben accettati.
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