A chi serve la tregua
Macron propone un mese di pausa in Ucraina, per spingere Putin a rifiutare. Starmer vuole tenere Trump coinvolto. L'Italia non scegliere
C’è un problema di rapporto tra politica, esperti e opinione pubblica: alcuni analisti e diversi governi in Europa sono convinti che Putin non abbia intenzione o interesse a fermarsi all’Ucraina ma possa sfruttare una eventuale tregua per preparare la prossima guerra, anche a un Paese Nato
Proviamo a cambiare la prospettiva. Con Donald Trump alla Casa Bianca c’è sempre la tentazione di considerare ogni suo gesto, ogni sua intemperanza come qualcosa senza precedenti.
Proviamo allora a chiederci se gli eventi traumatici degli ultimi giorni hanno davvero introdotto nuovi elementi di consapevolezza, o hanno soltanto reso evidenti scomode verità che fingevamo di ignorare.
Lo show nello Studio Ovale della Casa Bianca venerdì 28 febbraio è un momento di rottura? O è solo “grande televisione”, come ha commentato lo stesso Trump?
Sappiamo da almeno un anno che Trump e il suo vice JD Vance si oppongono al sostegno militare degli Stati Uniti in Ucraina, hanno bloccato o rallentato gli stanziamenti del Congresso per parte del 2023 e del 2024, così hanno indebolito l’Ucraina di fronte alla Russia in una fase decisiva del conflitto.
Trump ha vinto le elezioni 2024 promettendo di far finire subito la guerra in Ucraina, cosa che si può fare soltanto a due condizioni: dando a Vladimir Putin quello che vuole e ignorando la volontà degli ucraini che vogliono resistere, rappresentati dal presidente Volodymir Zelensky.
La trappola di Trump a Vance nello Studio Ovale è stata soltanto la conferma di quanto Trump aveva già dichiarato: l’attuale amministrazione americana considera Zelensky un leader illegittimo che non è pronto alla pace e dunque, se ne deduce, da sostituire.
Anche sul fronte europeo, tutto sommato, non c’è niente di nuovo, soltanto il duro confronto con la realtà: le istituzioni dell’Unione europea non sono adatte a gestire questa crisi, perché la regola dell’unanimità consente agli Stati governati dagli alleati di Putin di bloccare una vera reazione europea.
L’Unione europea non basta più
Subito dopo l’umiliazione di Zelensky a Washington, il presidente dell’Ungheria Viktor Orban ha chiesto al Consiglio europeo che si riunisce il 6 marzo a Bruxelles di non provare neanche a mettere l’Ucraina nella bozza delle conclusioni.
Il coordinamento dei capi di governo deve ignorare la maggiore emergenza di sicurezza perché altrimenti gli amici di Putin sono pronti a mettere il veto su qualunque decisione o a fare altre ritorsioni, adesso che hanno alle spalle anche il peso degli Stati Uniti trumpiani.
Lo scopriamo adesso? No, sono almeno tre anni che si va avanti così, ma soltanto ora emergono soluzioni alternative. Il presidente francese Emmanuel Macron e il premier britannico Keir Starmer hanno organizzato una serie di vertici in rapida successione tra i Paesi affidabili, quelli che ancora disposti a impegnarsi a difendere l’Ucraina.
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