Il decennio della politica inutile
Dagli 80 euro di Renzi alle controriforme delle pensioni di Salvini: tutta la politica economica su cui i partiti si sono concentrati dal 2014 ha prodotto zero risultati e qualche danno
Praticamente tutto quello che hanno fatto i governi negli ultimi dieci anni, da quando cioè hanno iniziato con pazienza e metodo a provare a smantellare l’eredità del governo Monti, è stato completamente, totalmente inutile
Ormai quasi dieci anni fa ho scritto per Rizzoli un libro del quale mi sono a lungo un po’ pentito, per il titolo troppo netto del quale non ero del tutto convinto: La politica non serve a niente - perché non sarà il palazzo a salvarci. Mai avrei pensato di trovare la conferma di quella tesi un po’ ardita in un documento ufficiale dell’Ufficio parlamentare di bilancio, scritto peraltro con lo stile prudente che caratterizza l’istituzione.
L’Upb guidato da Lilia Cavallari ha presentato il suo rapporto annuale che ha dentro analisi dirompenti, che dovrebbero essere argomento di tutti i talk show per settimane. Anche per una seria autocritica da parte di noi giornalisti che per anni abbiamo dato spazio a promesse e millanterie di vari leader politici che ora vengono spazzate via dai dati.
In estrema sintesi: praticamente tutto quello che hanno fatto i governi negli ultimi dieci anni, da quando cioè hanno iniziato con pazienza e metodo a provare a smantellare l’eredità del governo Monti, è stato completamente, totalmente inutile.
Le promesse di tagli fiscali, le politiche dei bonus, gli annunci pre-elettorali, i duelli con l’Unione europea per strappare qualche punto di deficit in più, le contro-riforme delle pensioni, le faide sul mercato del lavoro hanno lasciato il Paese dove si trovava: immobile.
Se avete un po’ di pazienza, seguiamo, insieme i numeri che presenta l’Upb, che analizza gli effetti della politica di bilancio dal 2014 a oggi, cioè da Matteo Renzi a Giorgia Meloni. Ecco una lista delle scomode verità che emergono dal rapporto dell’Upb.
Prima scomoda verità: il deficit non genera crescita
Ci hanno detto tutti - fino allo sfinimento, Renzi in particolare - che l’Unione europea ci imponeva troppa austerità, cioè vincoli troppo stretti di debito e deficit (in realtà a imporceli era il debito pregresso accumulato) e dunque l’Italia non poteva finanziare misure per favorire la crescita.
E in effetti, dice l’Upb, fino al 2020 l’Italia ha potuto sostenere l’economia con meno risorse rispetto alla media dell’area euro (ma ha comunque ottenuto oltre 33 miliardi di flessibilità, cioè deficit che in teoria non avremmo potuto fare in base alle regole fiscali). Ma dopo il 2020, invece, l’Italia ha fatto più deficit degli altri e ha erogato più sussidi a fondo perduto, ha fatto il Superbonus e tutto il resto.
Se avesse speso quanto gli altri, avrebbe avuto più debito e comunque meno crescita, dice l’Upb:
“Una simulazione storica controfattuale mostra che un allineamento allo stimolo di bilancio dell’area dell’euro avrebbe attenuato ma non annullato completamente il ritardo di crescita dell’Italia, sia nel 2014-19 sia nel 2020-24”.
Il risultato è quello che vedete qui sotto, un clamoroso fallimento per tutta la classe dirigente: i redditi pro-capite, che poi sono quello che interessa agli elettori, molto più del Pil sono oggi parecchio più bassi che dieci anni fa. E sono sempre cresciuti meno che nel resto d’Europa quando si cresceva, e sono scesi di più nelle crisi.
Come si spiega un simile disastro?
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